venerdì 24 aprile 2015

……“qualcosa del miele e del lillà…ma per il resto soltanto se stesso” (Wilson & Bell) Il Glicine!

Wistaria Sinensis (glicine)

Posted by Arianna

Avete letto bene …e..no! non è scritto sbagliato ….il “wisteria sinensis” in realtà si chiama “Wistaria” con la A ….lo sanno in pochi…ed è dedicato all’anatomista americano Wistar vissuto nel XVIII sec.

…e in pochi sanno che, lo chiamiamo “glicine” ma il nome è sbagliato…

…i botanici lo avevano appunto (erroneamente) chiamato “Glykys” dal greco “dolce”…

 …..ma siamo sicuri che si siano tanto sbagliati?  Chi non è mai passato per una strada, un giardino o un muro ricoperto da questa bellissima pianta e non ha pensato “mmmhh! che buon profumo! che dolce!”


Fragrante, traboccante, vigoroso questo è il wistaria o glicine come si desidera chiamarlo.

 Un po’ di storia: è stato importato in europa nel 1816 (quindi neanche tanto tempo fa) e le piante sono state trovate in Cina; l’importazione è opera degli inglesi e precisamente sono state importate da una nave (di quella che è stata una delle più importanti fonti di importazione all’epoca) della Compagnia delle Indie.

Dal suo arrivo in Europa poi ne sono state create molte specie e molti ibridi e cultivar ed inoltre dal Giappone sono arrivate un altro  paio di specie con fiori enormi.
La Wistaria floribunda e la wistaria brachybotrys.

La sua coltivazione.
Di tutte le varietà di cui abbiamo scritto la più comune, vigorosa e resistente è la “wistaria sinensis” quella che di solito si trova nei vivai più facilmente.
La potrete trovare di vari colori che variano dal rosa al violetto al viola azzurro….
…..a voi la scelta con quale colore vi piace di più….e la  “dritta” da seguire per non essere delusi è di comprare una pianta già fiorita, per esser sicuri che la pianta li faccia i fiori! A volte sfortunatamente ci sono degli esemplari cosiddetti “muti” incapaci di fiorire L

A partire dal fatto che è una pianta vigorosa e resistente, che praticamente non si ammala mai, è una pianta da “poca fatica” perché non richiede concimazioni o cure particolari, tranne le potature annuali, di solito due, la più energica a  gennaio/febbraio e una potatura di contenimento ad agosto  che dia “forma” alla pianta e in modo dche vengano eliminati i ramoscelli nuovi (pronti a crescere troppo) e pure per stimolare la fioritura successiva.

Scegliete un posto più soleggiato che in ombra, ma comunque anche a mezz’ombra il vostro glicine non  vi deluderà….
E’ giusto dirvi: pensateci bene a dove posizionarlo! perché l’unica cosa che teme il glicine, sono i trapianti, mentre invece non ci saranno problemi per il troppo freddo o il troppo caldo.


































Vi sono tanti modi di far crescere un wistaria: a spalliera, sui muri, sopra un gazebo, libero di correre sul muretto di casa, se avete molto spazio; ma il fatto è sempre uno che come pianta è una forza della natura, talmente vigoroso
Va detto inoltre (per le persone che con il glicine volessero nascondere un  muro rovinato o ingentilire uno spazio) che è una pianta caducifoglia, cioè perde le foglie in autunno, per cui rimane spoglio d’inverno per rigermogliare e rifiorire in primavera.


































Ed in primavera verso aprile/maggio al nord un po’ prima al sud, i grappoli schiuderanno al sole il loro colore, profumo e bellezza…..avrete farfalle ed api che andranno a far scorta del loro nettare.

Curiosità sul glicine:
la wistaria sinensis originaria della Cina ha i rami che si avvolgono in senso antiorario mentre la varietà wistaria floribunda nel senso orario.

Il suo significato:
si racconta che, gli imperatori giapponesi quando viaggiavano in rappresentanza fossero soliti portare dei bonsai di glicine fioriti per far capire al loro passaggio agli abitanti delle zone in cui andavano in visita di avere intenzioni amichevoli.



 IL GLICINE
di Pier Paolo Pasolini

... e intanto era aprile,
e il glicine era qui, a rifiorire.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Prepotente, feroce
rinasci, e di colpo, in una notte, copri
un intera parete appena alzata, il muro
principesco di un ocra
screpolato al nuovo sole che lo cuoce ...
E basti tu, col tuo profumo, oscuro,
caduco rampicante, a farmi puro
di storia come un verme, come un monaco:
e non lo voglio, mi rivolto – arido
nella mia nuova rabbia,
a puntellare lo scrostato intonaco
del mio nuovo edificio.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Tu che brutale ritorni,
non ringiovanito, ma addirittura rinato,
furia della natura, dolcissima,
mi stronchi uomo già stroncato
da una serie di miserabili giorni,
ti sporgi sopra i miei riaperti abissi,
profumi vergine sul mio eclissi,
antica sensualità . . . . . . . . .

da “La religione del mio tempo”
Garzanti 1961

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