giovedì 30 aprile 2015

Ecco un'idea per delle bomboniere facili da fare.....e costo zero!

Posted by Cinzia

Sempre con il procedimento dei sottobicchieri, prepariamo questa volta delle simpatiche bomboniere a costo zero!!!
Vi invito quindi ad andare a vedere il post dei sottobicchieri fioriti, facendo soltanto attenzione al cartoncino delle scatoline che usate: se è lucido per incollare i fiori è necessario appoggiare una goccia di colla vinilica pura, sistemare subito sopra il fiore e poi passare con il pennello e la colla diluita.

Un altro accorgimento è quello di usare dei fiori seccati precedentemente mettendoli per qualche giorno sotto a dei libri pesanti, oppure nel forno a microonde per circa 40 secondi a 900 watt tra due salviette con sopra una teglia che li schiaccia bene. Questo procedimento ci permette di risparmiare un po’ di tempo nell’essicazione ma dobbiamo fare attenzione perchè quando li tiriamo fuori si presentano ben schiacciati ma ancora un po’ umidi, vanno quindi lasciati sotto pesi per qualche ora.






































A questo punto prendiamo le scatoline che abbiamo scelto e incolliamo i fiori della forma e colori che ci piacciono di più e a seconda dell’evento che si festeggia.




Prepariamo ora i sacchettini da inserire all’interno, che possono essere semplicemente di stoffa (anche una vecchia camicia bianca), ritagliando un cerchio e chiudendolo con un nastrino, oppure di raso o ancora di velo e li riempiamo di fiori secchi profumati (la lavanda si presta molto bene), aggiungiamo un altro nastro come decorazione, e volendo il sacchettino con i confetti.
In alternativa al posto dei fiori secchi si prestano molto bene anche le candele profumate, in questo caso i confetti è meglio sistemarli al di fuori per evitare il contatto con il profumo.

Per il trasporto e come regalo per le persone più vicine, ho pensato ad una cesta di legno (riciclata dai regali di  Natale).
L’ho dipinta di bianco con una pittura semiacrilica (da parete), e l’ho poi trasformata in un portacose fissando sui due lati corti con dei nastri un’assicella di legno a circa 12-15 cm da uno dei bordi lunghi, e chiudendo la parte che andrà rivolta verso il basso con un altro nastro abbastanza largo in modo da formare una tasca, appesa al muro ci sarà utile per appendere mestoli o per le presine e i canovacci.

La  decoriamo infine con i fiori che abbiamo usato per le bomboniere et…voilà!!!


Le ceste usate per portare le bomboniere possono ancora una volta essere riutilizzate come portaoggetti, appese a parete o solo anche appoggiate su un piano….i milleusi che possono avere tante cose che abbiamo in casa a cui magari non pensiamo e che con il giusto aiuto/consiglio possono diventare  di varie utilità!


martedì 28 aprile 2015

Ajuga reptans Bugola ( consolida strisciante) una fantastica pianta che produce splendidi fiorellini!

Posted by Mara


La natura ha deciso di donare ad alcune piante delle particolari doti migratorie che permettono ai loro fusti di allungarsi e strisciare lungo il terreno per espandersi e di cercare il punto più idoneo dove mettere nuove radici, una di queste piante è l’Ajuga reptans.


La Ajuga reptans appartiene alla famiglia delle Lamiaceae.È una pianta erbacea perenne di pochi centimetri con fusti leggermente eretti o striscianti, lucidi, con piccolo rizoma e foglie disposte a rosetta alla base, allungate, leggermente arrotondate. I fiori compaiono in un grappolo frammisto a foglie e fiori di colore blu violetto ma possono essere anche bianchi, della tipica forma delle labiate. Vegeta in prati incolti piuttosto fertili, lungo i sentieri e nelle siepi, nei boschi ombrosi e umidi. Quando la si trova è presente in molti esemplari. Nonostante in inverno i suoi fusti muoiono, là dove hanno radicato spunterà una nuova pianta. Il genere Ajuga si compone di 30-40 specie, mezza dozzina vivono in Italia.
Grazie alla sua particolare caratteristica del portamento tappezzante, La Ajuga  reptans colonizza rapidamente ampi spazi di terreno, allargandosi sottoterra. Le varie tecniche di giardinaggio hanno prodotto diverse specie coltivate con fiori bianchi e rosa o con foglie variegate o maculate, oppure bronzate o chiazzate di rosso giallo e marrone.

Alcuni esemplari specifici di farfalle si cibano golosamente del nettare dei suoi fiori.    
Nel Medioevo era una pianta medicinale molto apprezzata dagli erboristi, considerata come un toccasana in grado di curare tutti i mali. Il nome Ajuga deriva dal latino. Parola composta da “a “che significa negazione, privazione; “ugun” che significa “giogo”. Ossia assenza del labbro superiore della corolla. “Reptans” è relativo al carattere strisciante del portamento della pianta.

Plinio afferma che “Ajuga” potrebbe essere un’alterazione del vocabolo” abigo” che vuol dire “io espello”, in riferimento alle proprietà medicinali della pianta. La medicina popolare utilizzava l’Ajuga reptans per trattare le emorragie, per ridurre la pressione sanguigna, contro l’itterizia, contro le intossicazioni epatiche. Definita uno dei migliori e più leggeri narcotici, era anche usata per combattere le convulsioni date dalle ubriacature.


La Ajuga reptans contiene: saponine, olio essenziale, colina, tannini, flavonoidi e principi amari. Il Ministero della Salute ne consente l’inserimento negli integratori alimentari per aiutare la funzionalità digestiva ed epatica e per la regolarità del transito intestinale. In erboristeria e in fitoterapia per uso esterno, si utilizza per trattare le infiammazioni della pelle, le emorroidi e per favorire lavaggi e risciacqui. Per uso interno si utilizza con l’infuso la porzione aerea della pianta per trattare disturbi intestinali, come antidiarroico e antinfiammatorio, utile anche come cicatrizzante. In lingua inglese uno dei nomi volgari della Ajuga è “ carpenter’s herb” ossia “ erba del falegname” per la sua capacità di arrestare il sanguinamento di tagli e ferite. Gli estratti di questa pianta vengono utilizzati nella preparazione di prodotti contro la caduta dei capelli.

La ricerca in campo farmacologico ha dimostrato che estratti della pianta sono in grado di esercitare attività antiossidante e antiradicali liberi. Possono venire utilizzati per uno svariato numero di patologie allergiche, sia sistematiche che cutanee e l’attività che svolgono è in grado di proteggere l’organismo dai danni causati dall’accumulo di metalli pesanti. Inoltre alcuni estratti esercitano attività di prevenzione e cura dell’alopecia androgenetica, nell’acne giovanile ed in alcuni disturbi prostatici.   


È molto utile anche per tingere i tessuti marrone grazie ad un suo costituente, il solfato di ferro.
Tutta la pianta è aromatica. Nel campo culinario la Ajuga reptans è preziosa poiché rende molto gustose le minestre, le insalate e le altre preparazioni silvestri. Il gusto può essere amaro o amaro-dolce. Se non è gradito, la si associa ad altre piante cui servirà da fondo amaricante. La pianta si raccoglie in aprile-luglio alla base dei fusti senza tagliare gli stoloni che permettono alla pianta di riprodursi. I fusti si essiccano disposti in strati sottili, in locali arieggiati e all’ombra. Si conservano in vasi di vetro.

Foglie, fiori, radici, ingredienti semplici che profumano di magia. Basta annusarne l’essenza e farla arrivare fino in fondo alla nostra anima. Le piante sono vecchie amiche su cui possiamo sempre contare, tornano stagione dopo stagione e portano con se il loro sapere, il loro potere, la loro energia, la loro magia.

Ricordiamo che:

Prima di intraprendere una cura a base di piante medicinali si deve sempre interpellare un medico specialista in materia e seguire le sue indicazioni
Tutte le piante officinali vanno usate con estrema competenza ed esperienza, con estrema cautela.
La raccolta delle erbe salutari è un’arte abbastanza difficile: è necessario saperle riconoscere e rispettare l’epoca in cui i principi attivi è più elevata. Èindispensabile scegliere bene i luoghi di raccolta, per evitare piante inquinate o avvelenate da scarichi o smog. È obbligatorio conoscere le regole di conservazione, essicazione, preparazione e assunzione.
Numerose piante possono risultare tossiche, se non addirittura velenose, se usate in maniera non appropriata, o sono controindicate a determinati soggetti o situazioni
L’autoterapia può essere pericolosa, consultare sempre un medico

Il nostro scopo è quello di fornire una base al passeggiatore curioso. Alla persona che vuole sapere quali sono le piante che incontra e sapere che molte hanno proprietà salutistiche. Per trovare la voglia di tornare alla natura e guardare con nuovi occhi quello che ci circonda cogliendone la magnificenza. Un passaggio che ci porta dentro la natura e dentro noi stessi. 

domenica 26 aprile 2015

Sottobicchieri floreali

Posted by Cinzia

Quanti modi ci sono per portarci dentro casa i fiori?
Io stavolta ho pensato ad apparecchiare una bella tavola per gli ospiti preparando dei sottobicchieri e un sottobottiglia decorati con fiori e foglie usando materiali di riciclo.
Sicuramente abbiamo tutti qualche cartone della pizza da buttare via, e allora utilizziamoli per fare qualcosa che oltre ad essere carino è anche utile!
Ci serve:
cartoni per la pizza puliti e di colore bianco (se c’è qualche scritta o la tagliamo via oppure andremo a ricoprirla per intero)
colla vinilica
acqua
foglie e fiori di vari colori non troppo grandi
colori ad acquerello o tempera (facoltativo)
salviette di carta bianche (facoltativo)

forbici, pennelli piatti, pinzetta da ciglia, vasetti di plastica o vetro, uno straccetto o una spugnetta, e… un po’ di pazienza.


Disegniamo con l’aiuto di un bicchiere o di una tazza dei cerchi di circa 10 cm di diametro (ma possiamo farli anche quadrati, sempre con l’aiuto di una forma), sul cartone della pizza.


Ritagliamo bene con delle forbici da cartoncino e poi se vogliamo possiamo colorare il fondo usando un pennello piatto abbastanza largo, con un colore che li faccia risaltare sulla nostra tovaglia, oppure li lasciamo semplicemente bianchi.

Lasciamo asciugare bene e intanto incominciamo a preparare i fiori o foglie che dovranno essere non troppo grandi e soprattutto dai petali sottili, stacchiamo quindi i piccioli con l’aiuto di un coltellino e i petali ad uno ad uno.

Le foglie devono essere appena raccolte altrimenti perdono il colore e la forma, i fiori possono resistere anche un giorno, dopo la raccolta, oppure in alternativa si fanno seccare mettendoli all’interno di un libro bello grosso.

Io ho usato fiori e foglie che crescono abbondanti in questa stagione e che ho trovato con facilità in giardino, come il glicine, il ciliegio da fiore, il melo da fiore la cornus florida e le elegantissime foglie di acero giapponese, ma ce ne sono tantissimi altri, come ad esempio le margherite (bisogna seccarle perché si devono appiattire) che sono di sicuro effetto.


In un vasetto con coperchio ci prepariamo una miscela di colla vinilica e acqua in un rapporto di  metà e metà poi con un pennello piatto di circa un cm stendiamo un po’ di questa colla, e subito sopra il petalo tenendolo con un dito o aiutandoci con una pinzetta da ciglia. Schiacciamo bene con il pennello senza trascinare finchè non si vedono più bolle di aria tra il cartone e il fiore.

E’ Importante non bagnare troppo la superficie perché potrebbe farci scivolare la foglia e spostarla dalla sua posizione, perciò ogni tanto scarichiamo un po’ il pennello sulla spugnetta.


Ripetiamo questa operazione per ogni petalo o foglia che andiamo ad incollare seguendo il disegno che ci piace di più.


Lasciamo asciugare molto bene poi stendiamo con il pennello dell’altra colla su tutta la superficie, oppure possiamo ricoprirla con un velo di una salvietta bianca incollandolo con l’ausilio del pennello; gli darà un tocco delicato. 
Li facciamo asciugare ancora per tutta la notte e poi li mettiamo “in forma” sotto ad alcuni libri per farli ridiventare belli piatti.


E’ stato un lavoretto di pazienza, sicuramente, ma l’effetto finale è strabiliante!




venerdì 24 aprile 2015

……“qualcosa del miele e del lillà…ma per il resto soltanto se stesso” (Wilson & Bell) Il Glicine!

Wistaria Sinensis (glicine)

Posted by Arianna

Avete letto bene …e..no! non è scritto sbagliato ….il “wisteria sinensis” in realtà si chiama “Wistaria” con la A ….lo sanno in pochi…ed è dedicato all’anatomista americano Wistar vissuto nel XVIII sec.

…e in pochi sanno che, lo chiamiamo “glicine” ma il nome è sbagliato…

…i botanici lo avevano appunto (erroneamente) chiamato “Glykys” dal greco “dolce”…

 …..ma siamo sicuri che si siano tanto sbagliati?  Chi non è mai passato per una strada, un giardino o un muro ricoperto da questa bellissima pianta e non ha pensato “mmmhh! che buon profumo! che dolce!”


Fragrante, traboccante, vigoroso questo è il wistaria o glicine come si desidera chiamarlo.

 Un po’ di storia: è stato importato in europa nel 1816 (quindi neanche tanto tempo fa) e le piante sono state trovate in Cina; l’importazione è opera degli inglesi e precisamente sono state importate da una nave (di quella che è stata una delle più importanti fonti di importazione all’epoca) della Compagnia delle Indie.

Dal suo arrivo in Europa poi ne sono state create molte specie e molti ibridi e cultivar ed inoltre dal Giappone sono arrivate un altro  paio di specie con fiori enormi.
La Wistaria floribunda e la wistaria brachybotrys.

La sua coltivazione.
Di tutte le varietà di cui abbiamo scritto la più comune, vigorosa e resistente è la “wistaria sinensis” quella che di solito si trova nei vivai più facilmente.
La potrete trovare di vari colori che variano dal rosa al violetto al viola azzurro….
…..a voi la scelta con quale colore vi piace di più….e la  “dritta” da seguire per non essere delusi è di comprare una pianta già fiorita, per esser sicuri che la pianta li faccia i fiori! A volte sfortunatamente ci sono degli esemplari cosiddetti “muti” incapaci di fiorire L

A partire dal fatto che è una pianta vigorosa e resistente, che praticamente non si ammala mai, è una pianta da “poca fatica” perché non richiede concimazioni o cure particolari, tranne le potature annuali, di solito due, la più energica a  gennaio/febbraio e una potatura di contenimento ad agosto  che dia “forma” alla pianta e in modo dche vengano eliminati i ramoscelli nuovi (pronti a crescere troppo) e pure per stimolare la fioritura successiva.

Scegliete un posto più soleggiato che in ombra, ma comunque anche a mezz’ombra il vostro glicine non  vi deluderà….
E’ giusto dirvi: pensateci bene a dove posizionarlo! perché l’unica cosa che teme il glicine, sono i trapianti, mentre invece non ci saranno problemi per il troppo freddo o il troppo caldo.


































Vi sono tanti modi di far crescere un wistaria: a spalliera, sui muri, sopra un gazebo, libero di correre sul muretto di casa, se avete molto spazio; ma il fatto è sempre uno che come pianta è una forza della natura, talmente vigoroso
Va detto inoltre (per le persone che con il glicine volessero nascondere un  muro rovinato o ingentilire uno spazio) che è una pianta caducifoglia, cioè perde le foglie in autunno, per cui rimane spoglio d’inverno per rigermogliare e rifiorire in primavera.


































Ed in primavera verso aprile/maggio al nord un po’ prima al sud, i grappoli schiuderanno al sole il loro colore, profumo e bellezza…..avrete farfalle ed api che andranno a far scorta del loro nettare.

Curiosità sul glicine:
la wistaria sinensis originaria della Cina ha i rami che si avvolgono in senso antiorario mentre la varietà wistaria floribunda nel senso orario.

Il suo significato:
si racconta che, gli imperatori giapponesi quando viaggiavano in rappresentanza fossero soliti portare dei bonsai di glicine fioriti per far capire al loro passaggio agli abitanti delle zone in cui andavano in visita di avere intenzioni amichevoli.



 IL GLICINE
di Pier Paolo Pasolini

... e intanto era aprile,
e il glicine era qui, a rifiorire.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Prepotente, feroce
rinasci, e di colpo, in una notte, copri
un intera parete appena alzata, il muro
principesco di un ocra
screpolato al nuovo sole che lo cuoce ...
E basti tu, col tuo profumo, oscuro,
caduco rampicante, a farmi puro
di storia come un verme, come un monaco:
e non lo voglio, mi rivolto – arido
nella mia nuova rabbia,
a puntellare lo scrostato intonaco
del mio nuovo edificio.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Tu che brutale ritorni,
non ringiovanito, ma addirittura rinato,
furia della natura, dolcissima,
mi stronchi uomo già stroncato
da una serie di miserabili giorni,
ti sporgi sopra i miei riaperti abissi,
profumi vergine sul mio eclissi,
antica sensualità . . . . . . . . .

da “La religione del mio tempo”
Garzanti 1961

mercoledì 22 aprile 2015

Consolida Maggiore (Symphytumofficinalis)

Posted by Mara


La Consolida è una pianta erbacea perenne, a fiore penduli, della famiglia delle Borraginacee. Proviene dal Caucaso ed è ampiamente diffusa nelle zone umide dell’Europa centrale. Cresce nei fossati, lungo i ruscelli e nei terreni umidi in generale. Può raggiungere un metro di altezza, foglie e fiori hanno linee eleganti. Le foglie sono grandi, ovali, pelose e con la punta acuminata. È ricoperta di peluria ma i suoi peli non sono urticanti. Setosa al tatto la Consolida maggiore sa difendersi dalle lumache e dagli insetti che vorrebbero cibarsi delle sue foglie e dei fusti croccanti pieni di succhi. I fiori, a campana, sono bianco-giallini o violacei, riuniti in piccoli grappoli, con corolle tubulose ricche di nettare per api e bombi. In autunno, quando la vita si ritrae nel sottosuolo, la parte aerea della Consolida maggioreappassisce e si decompone concimando il terreno circostante. Rimangono vive le forti radici. La propagazione può avvenire per seme o per divisione delle radici, anche la minima parte di queste è sufficiente per avviare la crescita di una nuova pianta.


La consolida contiene: allantoina, mucillagini e gomma, tannini, resine, potassio, vitamine A e C e poco olio essenziale. È una pianta conosciutissima per le sue proprietà benefiche per la pelle. È l’allantoina che le conferisce la virtù di guarire infiammazioni, pruriti, ustioni, piaghe, ulcere varicose che non cicatrizzano con altre cure.

Il nome della Consolida maggiore deriva dal greco “symphuò” (io unisco) in relazione al potere cicatrizzante del rizoma, che nel passato si supponeva potesse contribuire a far rinsaldare le ossa. Il nome volgare di Consolida si può scomporre in Con-il-solido, ovvero con la parte solida dell’uomo, cioè lo scheletro ed i suoi legamenti. Gli antichi Greci impiegavano le radici mucillaginose della Consolida maggiore a uso esterno, per curare le ferite non sanguinanti in seguito a colpi o contusioni, nella convinzione che questo rimedio fosse in grado di stimolare la crescita dei tessuti. La massa vischiosa della Consolida diventa dura come il gesso. Negli antichi campi di battaglia spesso si immergevano delle pezzuole nella pasta ricavata dai rizomi, per poi avvolgerle intorno alle ossa fratturate. Una volta essiccate, ne risultava una primitiva ingessatura. Le nutrici invece, incidevano la radice fresca al punto da scavarne una piccola cavità in cui introducevano i loro capezzoli screpolati trovando sollievo contro le ragadi. Il succo di Consolida veniva utilizzato come ingrediente della cosmesi dalle raffinate dame dell’impero, perché mandava in estasi tutti i damerini.


La radice di consolida era utilizzata fino a qualche anno fa anche nel nostro paese come rimedio popolare contro la gastrite e l’ulcera gastrica. In cucina, nella tradizione alimentare le foglie venivano fritte o bollite come gli spinaci, aggiunte in minestre o zuppe, in frittate o frittelle. Le radici cotte come quelle della carota selvatica o tostate per farne un surrogato del caffè. Dal momento che molti studi hanno dimostrato la presenza di alcaloidi tossici, probabilmente cancerogeni, presenti in tutte le parti della pianta (fiori, foglie, radici) l’uso della consolida dev’essere riservato solo su prescrizione medica e all’impiego esterno come antinfiammatorio, per brevi periodi e su superfici circoscritte. L’uso esterno della Consolida è privo di rischi poiché gli alcaloidi non vengono assorbiti attraverso la pelle. Tuttavia non si può dire che sia una pianta velenosa, perché gli alcaloidi presenti diventano nocivi solo se ingeriti in dosi molto elevate. Lo stesso vale per i fiori e le foglie di Borragine, erba viperina e polmonaria, tutte specie delle Borraginaceae. È meglio evitarla del tutto in gravidanza e con gravi malattie al fegato. L’uso della consolida negli integratori alimentari è stato proibito di recente per cui se proprio si vuole assaggiarla e consigliabile evitarne l’abuso e di utilizzarne le foglie più giovani che contengono solo la minima quantità di alcaloidi tossici. Gli studi scientifici su questa categoria di alcaloidi hanno dimostrato che sono mutageni, ma la Consolida non arriva mai ad averne una concentrazione tale, e soprattutto si è riusciti a riprodurne tramite vari incroci una varietà di dove tali alcaloidi sono assenti.

Il macerato di Consolida è ricco di minerali, silice e sostanze nutrienti ed è un buon fertilizzante naturale. Si può combinare con l’ortica per dare un impulso alle piante ortive, ai gerani e alle rose. In più sembra serva anche a scacciare gli afidi e rafforzare le piante.                                                                                                       
Si possono fare due tipi di macerato: uno pronto per l’uso e uno concentrato. Per il primo serve: un contenitore grande con coperchio, acqua piovana, foglie di Consolida maggiore. 1 kg di foglie fresche ogni 15 litri di acqua. Il liquido che si ottiene è puzzolente e molto persistente. È meglio tenere il contenitore coperto per via dell’odore. Il macerato sarà pronto dopo 2-6 settimane. Si può usare com’è oppure diluito come spray fogliare. Il macerato concentrato puzza molto meno, è più pratico, si può usare subito o conservarlo fino ad un anno (in un luogo fresco e al buio). Le foglie impiegano un po’ più tempo a macerarsi. Si fanno macerare le foglie di Consolida maggiore senza acqua in un contenitore e si fa cadere il liquido in un secondo recipiente posto alla base del primo. Ad esempio si può usare una bottiglia di plastica da 2 litri ed un contenitore di yogurt o gelato o altri vasi di riciclo. Si taglia il fondo della bottiglia e si posiziona a testa in giù, con la bocca inserita nel recipiente riciclato. Si copre la parte aperta dopo averla riempita di foglie spezzettate di Consolida, con un sacchetto di plastica fissato da un elastico.

Dopo meno di due settimane ne uscirà un liquido marrone. 
Si possono aggiungere altre foglie e lasciare fermentare ancora.  
Il macerato di Consolida è ottimo per tutte le specie di piante avide di potassio, per le solanacee (pomodori, peperoni, patate) ma anche per i cetrioli e tutte le piante in vaso. Il concentrato va diluito; 20:1 se il concentrato risulta denso e nero, 10:1 se il concentrato appare liquido e marroncino.   
La Consolida maggiore può essere usata anche come pacciamatura, usando foglie fresche (5 cm di spessore) intorno a pomodori, patate, ribes nero, uva spina. Le foglie si decompongono lentamente, rilasciando preziosi nutrienti nel suolo intorno alla pianta. Producono un residuo alcalino perciò non sono indicate per le acidofile. Possono essere usate anche come attivatore del compost, poiché le foglie di Consolida stimolano l’azione batterica e accelerano il processo di decomposizione.
È davvero una risorsa preziosissima nell’orto!


Passeggio per i viottoli di campagna,
percorro lunghi tratti a piedi,
abbandono i rumori quotidiani e assaporo…
La rugiada con le sue dolci mani
posa una morbida carezza sulle foglie.
La natura verde indossa un manto regale,
Goccioline luccicanti brillano al sole come tante pietre preziose.
Luce che racconta…
Madre terra si sta facendo bella per un nuovo giorno.
Nuovi profumi aleggiano nell’aria,
schiudono nuove gemme.                                                                                    
Piano cammino col fuoco nel cuore.
sempre mi sorprende la sua rinascita.
Un sorriso si apre sul mio volto…
Mi sento parte di questo mondo.

Ricordiamo che:
Prima di intraprendere una cura a base di piante medicinali si deve sempre interpellare un medico specialista in materia e seguire le sue indicazioni
Tutte le piante officinali vanno usate con estrema competenza ed esperienza, con estrema cautela.
La raccolta delle erbe salutari è un’arte abbastanza difficile: è necessario saperle riconoscere e rispettare l’epoca in cui i principi attivi è più elevata. Èindispensabile scegliere bene i luoghi di raccolta, per evitare piante inquinate o avvelenate da scarichi o smog. È obbligatorio conoscere le regole di conservazione, essicazione, preparazione e assunzione.
Numerose piante possono risultare tossiche, se non addirittura velenose, se usate in maniera non appropriata, o sono controindicate a determinati soggetti o situazioni
L’autoterapia può essere pericolosa, consultare sempre un medico
Il nostro scopo è quello di fornire una base al passeggiatore curioso. Alla persona che vuole sapere quali sono le piante che incontra e sapere che molte hanno proprietà salutistiche. Per trovare la voglia di tornare alla natura e guardare con nuovi occhi quello che ci circonda cogliendone la magnificenza. Un passaggio che ci porta dentro la natura e dentro noi stessi.