lunedì 30 marzo 2015

Coloriamo le uova per Pasqua!

Posted by Cinzia

Io e mia figlia ci siamo divertite tantissimo ieri a colorare gli ovetti di quaglia con i colori naturali. La cosa più bella è vedere la sorpresa nell’espressione dei bambini quando riusciamo a ricavare un bel blu  cobalto oppure un rosa intenso quasi violetto o ancora un giallo caldo dalle verdure, che di solito si fa fatica a mangiare! E’ proprio una scoperta. Quasi una magia! Una riscoperta per noi, ormai troppo abituati ad avere sottomano coloranti sintetici di tutti i tipi e di tutte le gradazioni di tono, che per quanto siano coloranti alimentari sono comunque prodotti di sintesi!



E allora perché non provarci?

Questi sono gli ingredienti che ho usato io:
-Cavolo cappuccio viola
-Buccia di cipolla rossa di tropea
-Curcuma in polvere
-Fondi di caffè e di orzo
-Aceto


Mettere ogni ingrediente in un pentolino diverso, coprire con acqua e far bollire per circa 20 minuti. Quando il liquido avrà preso colore immergervi le uova e cucinare per 5 minuti (se sono di gallina i minuti diventano 7). Dopodichè spegnere lasciando le uova in immersione, quando diventano fredde sistemarle in frigorifero sempre con la loro tintura, dove resteranno per altre 5 o 6 ore.



Il blu si fa con le foglie del cavolo, il viola sempre con il cappuccio ma con l’aggiunta di un cucchiaio di aceto, il giallo con la curcuma, il rosso con la cipolla e l’ocra scuro con il caffè,  vedrete che effetto!

A questo punto  possiamo toglierle dal bagno e le lasciamo asciugare.

Noi ci siamo poi divertite a sistemare i nostri ovetti sui rami di un alberello di legno compensato (comperato ad 1 euro), li abbiamo avvolti nella pellicola alimentare e appesi con dei fili di …. Ma si può anche preparare un nido con una ciotola ricoperta di decorazioni da fioristi sulla quale adagiare le nostre uova.







venerdì 27 marzo 2015

Erba cipollina...storia, proprietà, rimedi.

Posted by Mara

La storia delle erbe agline di cui fa parte l’erba cipollina, è molto antica: i cinesi le conoscevano e le usavano già più di 3000 anni fa. I popoli occidentali non erano da meno.  La coltivazione dell’erba cipollina (Allium Shoenoprasum ) inizia solo nel medioevo quando si è capito che la sua resistenza ai rigori dell’inverno è superiore a quella della comune cipolla. La moderna fitoterapia le riconosce tutti i benefici della cipolla comune, ma molto più digeribile di quest’ultima.

La pianta contiene l’allicina, sostanza responsabile del suo caratteristico odore. Recenti studi hanno confermato le sue proprietà antitumorali, pare che agisca anche nell’abbassare il colesterolo nel sangue. L’erba cipollina è ricca di sali minerali (zolfo, calcio, fosforo, ferro, potassio) vitamine ( gruppo   B, PP, A, C) carboidrati, fibre, proteine, grassi. Ha proprietà digestive, diuretiche, cicatrizzanti, antisettiche, mucolitiche. Può essere d’aiuto mangiare erba cipollina quando si ha mal di stomaco, gonfiori intestinali e malattie da raffreddamento. Ha infatti un’azione disinfettante e favorisce il decongestionamento delle prima vie aeree. L’erba cipollina ha infine proprietà ipotensive ( fa abbassare la pressione) ed è quindi indicata a chi soffre di problemi cardiaci e di ipertensione. 

Gli effetti benefici dell’erba cipollina si ottengono sia quando viene mangiata sia quando viene applicata esternamente. Il succo fresco dell’erba cipollina, ottenuto con una normale centrifuga, può essere passato sulla pelle per allontanare le zanzare. Le frizioni eseguite sul cuoio capelluto arrestano la caduta dei capelli. La polpa di questa pianta può essere utilizzata per cicatrizzare piaghe e ferite o per far maturare i brufoli. Più conosciuti gli infusi. Per ottenere un effetto diuretico, si consiglia di bere, la mattina a digiuno, un decotto ottenuto facendo bollire dieci grammi di erba cipollina in 100 ml di acqua. Contro le infezioni intestinali e per eliminare l’acido urico, bisogna berne almeno tre tazzine al giorno aggiungendo un po’ di succo di limone. Per espellere con più facilità il catarro, sono consigliate quattro o cinque tazzine al giorno di un infuso ben caldo, preparato con 20 grammi di  questa erbetta e 100 ml di acqua. L’infusione deve durare almeno 15 minuti. Per ottenere un lieve effetto lassativo, si può mangiare ogni giorno, prima del pasto serale, un piatto di erba cipollina lessa e condita con olio e sale.
Dopo tutti questi effetti benefici chi volesse godersi una passeggiata dove gli alberi e i prati rifioriscono cambiando il loro vestito, dove Madre Terra ci ridona la sua energia, e volesse raccogliere un po’ di erba cipollina, si fa riconoscere per la forma delle foglie che sono lunghe  sottili e cave all’interno,  e in estate fiorisce con apici di forma arrotondata e colore rosa violetto, potrebbe poi goderne i benefici con questa ricetta in cui l’erba cipollina non è solo un’aromatica ma uno degli ingredienti principali.
(E’ possibile anche conservarla, essiccata o congelata, ma la cosa migliore è quella di utilizzarla fresca e di aggiungerla ai cibi a fine cottura, perché il calore potrebbe farle perdere parte del suo profumo e delle sue proprietà; per averla sempre a disposizione, possiamo coltivarla anche in vaso, tenendola in serra nei mesi più freddi.)


Rotolini di zucchine all’erba cipollina

Ingredienti: un bel mazzo di erba cipollina, anacardi, zucchine, finocchi, boccioli di tarassaco, olio, sale, pepe. Gli anacardi andrebbero preferibilmente ammollati alcune ore in acqua per facilitare il nostro organismo.
Se si vuole una ricetta crudista e sfruttare tutte le proprietà degli ingredienti tagliare le zucchine molto sottili cospargerle con un po’ di sale e lasciarle in un cola pasta per un’oretta a perdere l’acqua e ad ammorbidirsi, altrimenti grigliarle leggermente. Tagliare i finocchi sottili e sbollentare uno o due minuti al massino i bottoncini di tarassaco in aceto, scolarli e lasciarli raffreddare.    Frullare gli anacardi assieme ad un bel mazzetto di erba cipollina e uno o più cucchiai d’acqua finché diventa una squisita cremina verde. Aggiungere sale se si desidera. Spalmare la crema sulle zucchine e arrotolarle. Comporre il piatto come si vuole, passare con un giro d’olio, sale e pepe a piacere.

"Finché l’uomo non sarà capace di riprodurre un filo d’erba, la natura potrà ridere della sua cosiddetta conoscenza scientifica" (Thomas Alva Edison )




Posted by Cinzia

Un’altra idea per utilizzare questa buonissima erba dal profumo inconfondibile potrebbe essere quella di fare degli stuzzicanti involtini.
Una curiosità è che tra le antiche tradizioni popolari tedesche c’è anche quella di strofinarsi addosso le foglioline di erba cipollina per liberarsi dai sortilegi degli gnomi della Foresta nera.

Il nostro blog si arricchisce! Benvenuta Mara!


Io sono Mara!

 
Non sono una sorella per nascita ma sorella per passione, si, la stessa passione per fiori e piante.
Le mie origini si possono dire contadine e la mia conoscenza delle piante inizia fin da piccola quando assieme a mia madre andavo per i prati a raccogliere erbe da mangiare.

Il mio passatempo preferito era raccogliere erbe per poi pestarle dentro ad improvvisati mortai e farne poi intrugli o essiccarle…proprio un vera streghetta (buona)!
Passavo gran parte dell’estate da mia zia, nei suoi campi c’era di tutto, frutta, verdura, erbe e fiori, aiutarla per me era una gioia.

Gli anni in cui ho lavorato mi hanno tenuta parzialmente lontana dalla natura tuttavia appena potevo tornavo da lei a ricaricarmi. L’incontro con persone speciali amanti della natura e dei suoi mille colori e profumi hanno arricchito e aumentato la mia sete di conoscenza in merito.
La natura fa parte di noi, conoscerla significa conoscere anche noi stessi.”

La natura ti sussurra qualcosa…ascoltala!” Qualcosa racchiuso nel profondo del nostro cuore. Allora tuffiamoci nella natura che ci circonda, lasciamoci andare, cullare, curare dai colori, dai profumi, dai sapori. Lasciamoci trasportare dove ogni ansia ogni dolore si trasforma in un pensiero d’amore.

 

Generoso Tarassaco!

Posted by Arianna

martedì 24 marzo 2015

VERSATILE TARASSACO



Il tarassaco, detto anche dente di leone o soffione, credo sia la piantina selvatica edibile più conosciuta in assoluto, comincia a farsi vedere con i suoi fiori di un bel giallo intenso proprio all’inizio della primavera, quando i raggi del sole iniziano a far sentire il loro calore, il fiore  si apre durante il giorno quando la luce è più intensa e si chiude alla sera.
Lo troviamo proprio dappertutto, nei prati, nei campi incolti, lungo le strade, fino ai 2000 metri di altezza slm  perché si riproduce con estrema facilità. Anche se è consigliabile tagliare le foglie e i fiori alla base con una forbice o un coltellino, della piantina si possono usare anche le radici, infatti quando viene estirpata, una parte delle stesse rimane nel terreno e servirà a dare  vita a una nuova pianta nella stagione successiva.


Il soffione si forma alla fine della fioritura ed composto dai semi che vengono trasportati col vento.

Le sono lunghe e dentate disposte a rosetta, si colgono le più tenere che possono venire mangiate crude, lasciandole prima a bagno per mezz’oretta (da sole hanno un gusto un po’ amaro)  o cotte, facendole prima lesse e poi passandole in padella con un po’ di aglio.

Per quanto riguarda i fiori, possiamo mangiarli crudi, usarne i petali per farne delle crepes, metterli con lo zucchero per preparare una deliziosa marmellata, oppure ancora i boccioli si possono conservare sotto sale, sotto aceto o sott’olio proprio come i capperi.
Le radici infine lessate e condite con olio d’oliva offrono un ottimo piatto. Come ultima nota voglio sottolineare che bisogna sempre fare attenzione a non servire fiori alle persone allergiche al polline e di evitare di usarli se ci sono dei dubbi sulla loro identificazione per evitare possibili intossicazioni.
Si possono quindi mangiare in mille maniere differenti, io l’ho usato per fare dei ravioli ripieni di ricotta e foglie di tarassaco, buonissimi!


Il tarassaco è anche conosciuto fin dall’antichità per le sue proprietà medicinali: migliora la digestione e protegge il fegato, stimola la produzione di bile e contribuisce al benessere della flora batterica buona, inoltre è un ottimo diuretico e disintossicante. Gli estratti di radice sono utili contro la stitichezza mentre  è controindicato in caso di gastrite e ulcera peptica.

By Cinzia

lunedì 23 marzo 2015

Il giardino in casa!

E per chi non ha un giardino? Niente paura, terrazza o davanzale possono essere riempiti di fiori e piante. In vaso!
In vaso si può mettere un po’ di tutto, fiori, alberi nani da frutto e perfino verdure….ma di questo parleremo più avanti….
Le nostre piantine…..sono tanto belle ma messe sul davanzale!
Però  un semplice vasetto di coccio o di plastica non fa mica tanto bello!
Perché non fare arte anche per i vasetti delle piante? Vi sono molti modi anche poco dispendiosi di rallegrare il vostro poggiolo o il vostro balcone e io spero di aiutarvi raccontandovi  come se ne realizza uno!
Possiamo farlo con il “decoupage”!
Penso che tutti o quasi sappiano cos’è il decoupage, ma è meglio chiarire: decoupage è una tecnica per decorare ed è una parola che proviene dal francese e significa ritagliare….si può usare carta di tutti i tipi, ma nel nostro caso vi farò vedere come ho fatto io per il mio vasetto di violette!


Iniziamo: il materiale ovviamente!

Un vaso di coccio delle dimensioni che volete ( io ne ho preso uno piccolino) della colla tipo vinavil (che andrà diluita con un po’ d’acqua) un pennello preferibilmente con le setole piatte (ma va bene quello che avete in casa comunque sia fatto) della carta da decoupage, io ho preferito carta tipo salvietta.

E si inizia!
In questo caso per un vaso di coccio userò delle salviette da decoupage, sono come salviette per la tavola ma si trovano nei negozi di bricolage o nelle cartolerie, sono facili da trovare.

Si pulisce bene il vasetto in caso non sia nuovo, su un piattino si scioglie un po’ di vinavil con dell’acqua.



Con un pennello, possibilmente piatto (ma quello che avete già in caso va bene comunque)  si passa il vinavil attorno al bordo del vaso.

E’ meglio fare metà vasetto prima e metà vasetto in dopo,  per permettere alle mani di maneggiarlo bene senza rischio di pasticciare tra dita, colla e salvietta.

Subito dopo aver finito di applicare una zona di colla diluita sul vasetto, aprire la salvietta.

Di solito quest’ultima è fatta da tre veli, bisogna toglierne due e rimanere con la parte stampata che dev’essere sottilissima e quasi trasparente.
Sopra la salvietta, ripassate con il pennello intriso di colla diluita e cercate di togliere eventuali bolle che si possono formare con un fazzoletto di carta tamponando delicatamente il vasetto.

Non preoccupatevi se si formano “rughette” o se la carta si taglia, il risultato finale con queste piccole imperfezioni sarà di avere un vostro vaso originale con un’aria artistica e un po’ vissuta e non sarà certamente uguale a nessun altro, sarà il VOSTRO!

Togliete alla fine l’eccesso di carta e date una lisciata generale al vasetto.
Lasciate asciugare bene.

Il prossimo passaggio sarà quello di rendere impermeabile e resistente il vostro vasetto decorato a decoupage.

Con la vernice! Potete scegliere una vernice opaca o una lucida a seconda di come vi piace.

Vi sono vernici spray o in vasetto da dare con il pennello. Diciamo che una vernice spray darà un aspetto al vostro vasetto più “rustico”, sarà meno lucida rispetto a quelle date a pennello.

Le vernici date a pennello (ce ne sono anche ad acqua e sono quello che io consiglio) di solito fanno una pellicola più spessa sul vostro vaso e quindi lo rendono più resistente, inoltre danno l’idea di una finitura a “cristallizzazione”….

Insomma scegliete voi! Che sia opaco o lucido farà senz’altro bella mostra sul vostro davanzale !

Mentre attendo che il mio nuovo vasetto a decoupage asciughi, ho sistemato una pianta di violette in un vaso che avevo precedentemente decorato!

Guardate che effetto!

By Arianna

venerdì 20 marzo 2015

Primula: il simbolo della primavera!

Il nome di questa pianta “primula”, deriva dal fatto che è la prima a spuntare in primavera, può capitare a volte di vederla verso la fine dell’inverno rinascere anche in mezzo alla neve.

Questa pianta è il simbolo della primavera, con i suoi fiorellini di molti colori, dal giallo pallido al giallo scuro al rosso  al viola e le sue foglioline arricciate colora allegramente i prati e i giardini. Oltre alle specie coltivate nei giardini e nei vasi per la loro bellezza e varietà di colori non è raro trovarla anche nei boschi e prati, si tratta infatti di una piantina molto robusta e per questo molto diffusa, specialmente nelle zone più fresche e ombrose.

Le prime foglioline spuntano come ho già detto verso la fine dell’inverno e i fiori vanno da marzo fino alla fine di maggio, poi con i primi caldi perde la parte aerea per farsi rivedere nella stagione più fresca.

Della primula officinalis (quella con fiori piccoli e color giallo chiaro) possiamo raccogliere i fiori e le foglie in primavera, sempre prestando attenzione a tagliare sempre e solo le foglie laterali in modo da non provocare la morte della piantina, in molti luoghi infatti rischia l’estinzione per l’estirpazione indiscriminata fatta da persone poco rispettose della natura. Le foglie si possono usare in insalata insieme ad esempio con la lattuga, oppure nelle minestre. Fiori e foglie seccati possono servire a preparare una tisana calmante. I fiori si possono fare canditi come per le violette, oppure possiamo preparare un  infuso con del vino bianco.

E’ passato alla storia un episodio nel quale la regina Vittoria della Gran Bretagna, quando ricevette in omaggio dal primo ministro Disraeli la corona delle Indie finalmente conquistate, lei per ricambiare gli donò un mazzolino di primule in segno di buona fortuna.

Un altro fatto curioso e che nella regione inglese del Sommerset la primula viene chiamata bunch of keys che significa “mazzo di chiavi”. Questo nome è infatti legato ad un’antica leggenda che narra che San Pietro gettò dal cielo le chiavi del Paradiso e queste nel luogo dove caddero (in una regione dell’Europa settentrionale) fecero nascere le prime primule.

By Cinzia




giovedì 19 marzo 2015

Silenziosa Bergenia


Oggi volevo parlarvi della Bergenia, nel suo giorno più “giusto” perché questa pianta è chiamata più popolarmente:  i fiori di San Giuseppe o Santa Giuseppina!

E’ una pianta antica e piuttosto dimenticata, la si trova in pochi giardini e di solito questi giardini sono di qualche persona anziana.

E’ una pianta che io chiamo “silenziosa” perché non ha esigenze praticamente di niente! Io ne ho una che avrà circa 50 anni, è sempre nello stesso vaso, fuori all’aperto in balìa del caldo e del freddo, della neve e del sole, non ci  aggiungo mai terra, non le do concimi né antiparassitari e lei è sempre generosa, ha tutto l’anno foglie larghe e un po’ cicciotte, con la bella stagione sono verdi scuro ma in autunno e in inverno diventano rossastre regalandoci così anche delle variazioni cromatiche molto belle da vedere!

In primavera e precisamente nei giorni di San Giuseppe dal centro delle foglie disposte a cespuglio spuntano dei bellissimi fiorellini rosa disposti a grappolo e di solito fioriscono sia con la neve che con il bel tempo.
Insomma quand’è ora…è ora! Che ci sia neve o sole lei fiorisce!
Sta bene sia all’ombra che al sole e soprattutto sta benissimo in vaso.
E allora Buon San Giuseppe (o Giuseppina) a  tutti!
Scheda tecnica:
Terreno: si adatta a qualsiasi tipo di terreno, basta che sia ben drenato.
Esposizione: si adatta a qualunque esposizione (sole, ombra, mezz'ombra).
Temperatura: sopporta bene sia temperature molto fredde che molto calde.
Annaffiature: richiede abbondanti annaffiature: mantenere il terreno sempre umido, ma evitare i ristagni. Si possono ridurre le annaffiature in inverno durante il periodo di riposo vegetativo.
Potatura: non richiede potature. È opportuno rimuovere i fiori appassiti per prolungarne la fioritura.
Concimazioni: nel periodo vegetativo ogni 15-20 giorni con concime per piante fiorite.
Propagazione: a marzo (o settembre nei climi miti) è possibile dividere i cespi mantenendo su ciascuno delle radici vigorose.
By Arianna