lunedì 28 settembre 2015

Punica Granatum ( Melograno)

Posted by Mara

Il Melograno (Punica Granatum) appartiene alla famiglia delle Punicaceae.   L’attuale nome della pianta deriva dal latino malum ("mela") e granatum ("con semi”). 

La stessa origine è riconosciuta anche in altre lingue come in Inglese “Pomegranate”, ed in Tedesco “Granatapfel, (mela coi semi). In Inghilterra in passato era nota come “apple of Grenada”. 

Il nome della città spagnola Granada deriva dall’ importazione del frutto sotto il dominio dei mori in Spagna; la città spagnola di Granada ha infatti nello stemma un frutto di melograno, in spagnolo granada significa melograno.


Originario delle regioni tra la Persia e l’India nord occidentale, può essere un grande arbuto o un piccolo albero, può raggiungere l’altezza di 4-5-metri. 

Il fusto è legnoso, con ramificazioni sottili numerose, spinose all’apice. Le foglie sono lanceolate, ondulate. 

I fiori sono lunghi da 3 a 5 centimetri, hanno un calice carnoso di colore rosso.
La corolla è formata da 5-8 petali rosso-arancio arrotondati e leggermente ondulati.

I frutti sono delle bacche uniche nel loro genere, che si sviluppano insieme al calice floreale, la presenza del calice si vede anche nel frutto maturo, opposta al picciolo si trova una sorta di corona rialzata, segno di resti del calice. 

Sono rotonde, grosse come una mela, con la buccia coriacea gialla, contenenti numerosi semi (circa 600) simili a quelli del granoturco, con polpa acidula e succosa il cui colore può variare dal bianco al rosso sangue; la profumazione, il gusto, la forma ed il colore del frutto di melograno sono fattori fortemente condizionati dalla specie.


Nel secolo passato è diventato un albero campagnolo, forse uno dei pochi, che il contadino si è concesso di piantare per il piacere di vederlo fiorito. 

Il Melograno è di grande effetto ornamentale, specialmente gli esemplari con tronchi contorti e tutt’ora viene utilizzato in parchi e giardini come pianta singola o a gruppi.


La pianta del Melograno è tanto bella che gli antichi la caricarono di simboli e di sogni, facendone uno dei misteri della natura. La leggenda narra che il Melograno fu un prezioso portento di Madre Natura, dalla quale tutto ebbe inizio e nella quale tutto finirà. Numerose culture antiche erano fortemente convinte che questo frutto fosse un vero miracolo, considerandolo un frutto sacro. 
Nell'antico Egitto il succo della Melagrana insieme alla birra, dava origine a una bevanda magica che aveva il potere di salvare l'umanità dalla distruzione. Ne esistono raffigurazioni in tombe egizie del 2500 a.C. ed è nominato anche in papiri del 1547 a.C. Nelle camere sepolcrali di Ramsete IV sono stati trovati dei frutti autentici seccati.
Per i Celti il melograno aveva una importanza eccezionale con un forte simbolismo ed era elemento fondamentale nei riti delle principali festività celtiche, per esempio nella festa di Samhain, il Capodanno dei Celti, la notte in cui si spalancano le porte del regno dell’altro mondo ed i morti possono entrare in contatto con i vivi. 
Grande importanza anche nei riti di siri e fenici. Molti sono i riferimenti al Melograno nel vecchio testamento, soprattutto nel Cantico dei Cantici: “come uno spicchio di Melograno le tue guance sotto il velo” “I tuoi germogli formano un giardino di melograni, con frutti squisitissimi” “Ti offrirei vino profumato, di mosto dolcissimo del mio melograno”. 
Per tradizione la vittima pasquale veniva infilzata in uno spiedo di Melograno. Le immagini delle melagrane venivano applicate sugli abiti rituali dei Grandi Sacerdoti, ricamate nel bordo dell’abito sacerdotale di colore viola, porpora rossa e scarlatto, in mezzo a sonagli d’oro. I Melograni rappresentati sui capitelli che erano sul fronte del Tempio di Salomone in Gerusalemme oltre ad essere un simbolo divino, erano anche un simbolo regale, grazie alla coroncina del frutto. 
La corona, che nella simbolistica ebraica denota la santità, sarebbe rappresentata anche dalla "corona", residuo del calice fiorale che rimane sulla punta del frutto. Il melograno appare nelle vecchie monete della Giudea come simbolo santo. Molti rotoli della Torah sono protetti da gusci in argento a forma di Melagrane. 
Nella cultura ebraica la melagrana è sinonimo di correttezza e onestà. Al suo interno conterrebbe 613 semi, proprio come nella Torah sono contenute 613 perle di saggezza. 
Nell’induismo, uno dei nomi del Dio Ganesha è “Bijapuraphalasakta”, cioè colui che gradisce la frutta dai molti semi (il melograno).

Durante le feste in onore della Dea Demetra, le ateniesi mangiavano i frutti della melagrana, augurio di prosperità e fertilità. I sacerdoti invece, incoronavano il capo con i rami della pianta. 
Ancora oggi, in Grecia, quando si acquista una nuova casa, è uso mettere sull’altare domestico della casa, un frutto di melograno come simbolo di abbondanza, fertilità e buona fortuna. 
Gli antichi Romani ornavano il capo delle spose con rametti di Melograno per augurare loro Fertilità. A Roma la Melagrana era tenuta in mano da Giunone e rappresentava il matrimonio, l’amore e i frutti di questo amore. Però aveva anche un significato legato al culto della vita dopo la morte.
In molte tombe romane, si trovavano immagini di melograni in basso rilievo. In Africa ed in India le donne sterili ne bevevano il liquido. In Persia le poesie d’amore spesso riportavano simbolicamente l’immagine della melagrana e in Cina era frutto di buon auspicio, simbolo di lunga discendenza. 
In Vietnam leggende raccontano che aprendosi, la melagrana, lasciò uscire cento bambini, e in Turchia le giovani spose gettano a terra una Melagrana matura: avranno tanti figli quanti semi usciranno dal frutto spezzatosi a terra. 
In Dalmazia la tradizione vuole che lo sposo trasferisca dal giardino del suocero al suo una pianta di melograno. 
La melagrana si trova anche nella simbologia massonica, a simboleggiare fratellanza e solidarietà all’interno della loggia.
Nel castello di Issogne uno dei castelli della Valle D’Aosta, si trova la famosa fontana ottagonale con l’albero di melograno in ferro battuto. L’albero è rappresentato con le foglie di quercia (simbolo di forza e antichità) e i frutti di melograno (simbolo di fertilità della famiglia). 


Da sempre il Melograno (Il frutto è chiamato Melagrana), rappresenta l'energia vitale; come tutti i frutti da seme rappresenta infatti la fecondità, l'abbondanza e la prolificazione.
Il succo di colore rosso evoca il sangue e costituisce il simbolo della vitalità e dell'energia.
E’ un simbolo di fertilità presente nel mondo occidentale quanto nel mondo orientale. 
Eppure la melagrana è soprattutto simbolo di morte, o piuttosto di rinascita e di rigenerazione, la melagrana quando inserita in un contesto funerario era di buon augurio, perché là dove c’è morte, c’è pure rigenerazione. 
Il duplice significato che potrebbe sembrare una contraddizione non è altro che l’altra faccia di una medesima moneta: il ciclo della vita, nascita-morte-rinascita.

Le popolazioni antiche ritenevano che il melograno fosse la panacea di tutti i mali; a prova di questo, il fatto che una volta si utilizzavano tutte le parti della pianta, dalle radici ai fiori, per la cura di numerose malattie. La credenza venne rafforzata dalla visibile forza della pianta e alla sua capacità di sopravvivere in habitat ostili, semidesertici. 
Ippocrate, valutò il melograno nei suoi studi, lodandone le virtù medicamentose, dimostrate solamente nel corso degli anni seguenti.
Le proprietà benefiche del melograno ipotizzate da Ippocrate vennero successivamente confermate dalla Scienza Ufficiale: nel tentativo di accreditare queste ipotesi, vennero aggiunti al melograno ulteriori poteri curativi. 

Il Melograno contiene carboidrati, acqua, grassi, proteine, fibre, zuccheri, ceneri. Il frutto è particolarmente ricco di sali minerali quali potassio, manganese, zinco, rame, fosforo, ferro,
magnesio, sodio, selenio e calcio, vitamine B1, B2, B3, B5, B6, vitamina C, vitamina E, K e J. Il Melograno ha molte sostanze benevole per l’organismo come per esempio i flavonoidi, gli antiossidanti, vari tipi di acidi, tra cui l’ellagico e il gallico, la quercitina e altri principi attivi molto benefici che gli hanno fatto meritare il nome di “frutto della medicina”.

Essendo ricco di antiossidanti è considerato antitumorale, ostacola alcuni problemi legati alla menopausa e aiuta il cuore a mantenersi sano. Inoltre è un potente vermifugo (molto utile contro il famoso verme solitario Tenia solium), è astringente ed è quindi utile in caso di diarrea, fa bene alle articolazioni.

Anche nei confronti del morbo di Alzheimer il succo di melagrana ha dimostrato di avere proprietà benefiche; l’assunzione giornaliera è in grado di erigere una barriera protettiva e di attaccare le proteine nocive. Secondo recenti studi l’assunzione protratta nel tempo del suo succo sarebbe in grado di abbassare i livelli di colesterolo nel sangue.


Ogni parte della pianta, (radici, corteccia, fiori, foglie) è usata nella medicina Ayurvedica. 
Corteccia, radici (prelevate in primavera o in autunno) e scorza dei frutti (raccolta in autunno), vengono fatte essiccare all’aria e ridotte in polvere,la quale viene poi utilizzata come decotto: ha proprietà tenifughe, astringenti, e sedativo nelle dissenterie; per uso esterno il decotto ha proprietà astringenti, per clisteri o irrigazioni vaginali. L'infuso dei petali viene utilizzato come rinfrescante delle gengive. 
I semi ricchi di vitamina C, hanno proprietà blandamente diuretiche.

Nonostante il melograno appaia, come un frutto innocuo, esso in realtà può costituire un pericolo per la salute di chi lo consuma. 
I preparati a base di corteccia e di radici sono estremamente pericolosi. 

I casi di intossicazione da melograno sono tutti imputabili alla loro somministrazione eccessiva. Sonnolenza, cefalea, vertigini, difficoltà  respiratoria sono i sintomi collaterali più ricorrenti in seguito all'uso sovrabbondante di estratto di corteccia di melograno.


La corteccia del melograno, viene ancora oggi utilizzata in alcuni paesi africani e orientali per la concia del cuoio.

Il contenuto di polifenoli e le proprietà antiossidanti della melagrana sono tre volte superiori a quelle del tè verde.

Dalla buccia essiccata si ottiene un buon colorante color giallo tendente al verde impiegato nell’artigianato degli arazzi nei Paesi Arabi di cui si sono trovate tracce perfino in alcune tombe egizie.

Corteccia e scorza erano utilizzate anche per la tintura di lana, cotone e in alcuni casi del lino.
Grazie ad un lungo processo di ebollizione ed immersione delle fibre, si potevano raggiungere variegate colorazioni, la più comune e la più semplice era quella nera. 
A differenza dei tessuti neri oggi ottenuti con l’uso di coloranti chimici, quelli tinteggiati con il melograno non provocavano alcuna allergia o dermatite, e nonostante ripetuti lavaggi, il colore non perdeva brillantezza.
Dalle radici è possibile ricavare coloranti utilizzati nella cosmesi.

Le scorze di questo frutto hanno anche proprietà aromatiche e vengono spesso impiegate per conferire aromi particolari ad alcuni tipi di liquori, tra cui il vermouth.

In Messico i semi di melograno vengono utilizzati per la preparazione di alcuni tipi di chili a cui conferiscono una particolare colorazione rossa.

I frutti di melograno sono spesso usati per la decorazione di macedonie o nell’industria conserviera per la produzione di succhi, marmellate sciroppi e sciroppati.
In cucina il loro succo può essere impiegato in numerosi modi: ha un sapore molto dolce, ideale per condire risotti, primi piatti e insalate.

Celebre frutto portafortuna può diventare un’idea per augurare tanta fortuna. 


Sangue che feconda la terra, sinonimo di Madre Divina.

Petali scarlatti racchiudono in loro un grande dono
Celano messaggi intensi, ci parlano d’amore, bellezza, mistero…
Nascondono un frutto magico, sacro, sospeso tra leggenda e realtà.
Vita, sacrificio, morte, rinascita simbolicamente racchiusi in esso.
Colori caldi d’autunno, piccoli cristalli color del sangue
Luccicanti, preziosi, ricchi, dolci.
Rosso, acceso dall’amore ardente della Natura per noi
Armonioso e rassicurante abbraccio carico d’energia

Ricordiamo che:
Prima di intraprendere una cura a base di piante medicinali si deve sempre interpellare un medico specialista in materia e seguire le sue indicazioni
Tutte le piante officinali vanno usate con estrema competenza ed esperienza, con estrema cautela.
La raccolta delle erbe salutari è un’arte abbastanza difficile: è necessario saperle riconoscere e rispettare l’epoca in cui i principi attivi è più elevata. Èindispensabile scegliere bene i luoghi di raccolta, per evitare piante inquinate o avvelenate da scarichi o smog. È obbligatorio conoscere le regole di conservazione, essicazione, preparazione e assunzione.
Numerose piante possono risultare tossiche, se non addirittura velenose, se usate in maniera non appropriata, o sono controindicate a determinati soggetti o situazioni
L’autoterapia può essere pericolosa, consultare sempre un medico
Il nostro scopo è quello di fornire una base al passeggiatore curioso. Alla persona che vuole sapere quali sono le piante che incontra e sapere che molte hanno proprietà salutistiche. Per trovare la voglia di tornare alla natura e guardare con nuovi occhi quello che ci circonda cogliendone la magnificenza. Un passaggio che ci porta dentro la natura e dentro noi stessi. 

giovedì 17 settembre 2015

Fiori dell'altra parte del mondo!

Cari amici e lettori,
una nostra amica,  ci ha scritto dall'Australia e ci ha inviato alcune foto di bellissimi fiori che si trovano nel suo paese nella zona attorno a Sydney.

Io ve li propongo così come le ha inviate Pat.


Kangarro Paws.
La pianta si chiama così perchè la parte fiorita assomiglia alle zampe di canguro (appunto paws)




Queste invece è la Grevillea, fotografata in vari colori, si trovano anche in Nuova Zelanda e Nuova Guinea, ma sopratutto appunto in Australia.
E' una pianta che diventa un vero e proprio alberello e con i suoi colori attira molti insetti e farfalle!

Grazie Pat, spero tu possa inviarci ancora tante e tante foto di fiori stupendi!

Invito tutti ad inviarci le loro foto di fiori o arte, le pubblicheremo con il loro nome!

venerdì 11 settembre 2015

Hypericum Perforatum (Iperico)

Posted by Mara

Il genere Hypericum comprende oltre 450 specie diffuse in quasi tutto il mondo con l'eccezione delle regioni artiche e antartiche. Il genere comprende specie erbacee, annuali o perenni, piccoli arbusti e alberi alti sino a 12 m. 

L’Hypericum Perforatum è una pianta erbacea delle Ipericacee o Guttifere. Le foglie sono molto belle, di forma allungata, ellittica, di colore verde intenso, gradualmente più piccole e ristrette fino ai rami, i fiori sono gialli, molto appariscenti. 
Le infiorescenze hanno 5 petali arcuati spesso macchiati da puntini o linee neri e da puntini più chiari, ed una gran quantità di stami appariscenti. Se sfregati tra le dita i petali rilasciano un lattice rosso. L'altezza media si aggira tra i 30 ed i 40 centimetri. 
L’Iperico ha un corto rizoma sotterraneo che produce numerosi fusti lignificati alla base e ampiamente ramificati in alto.
L’iperico è comunissimo nei terreni incolti, ai margini delle strade, presso gli orti, al limitare dei campi. La raccolta si effettua raccogliendo i rametti e le foglioline. 
Le sommità fiorite si raccolgono in giugno- luglio quando gran parte dei fiori è già aperta ma prima che ce ne siano di appassiti; si tagliano i fusti evitando le parti troppo lignificate.

L’Iperico è uno dei fiori preferiti delle fate, rappresenta l’erba “solare” per eccellenza, normalmente conosciuto con il nome di “erba di San Giovanni” perché il suo periodo di fioritura combacia proprio con la data in cui si celebra questo Santo, il 24 giugno, ma non solo, per esempio, il colore rosso scuro delle macchie sui petali rappresenta il sangue versato da Giovanni il Battista nella sua decapitazione, e le macchie trasparenti sulle foglie rappresentano le lacrime versate su quell'episodio. 

Invece per la proprietà della pianta di tingere di rosso qualsiasi liquido usato per la sua estrazione, la leggenda narra che l’Iperico sia nato dalle gocce di sangue di Prometeo, condannato ad essere incatenato ad una roccia perché un falco gli mangiasse il fegato, che si riproduceva durante la notte per patire poi la stessa tortura ogni giorno, una punizione per aver donato agli uomini il fuoco rubato agli dei, e con esso anche l’infelice consapevolezza della propria natura mortale. Qualsiasi sia il motivo del suo nome, nel Medioevo si credeva che dormire con un rametto di Erba di San Giovanni sotto il cuscino la notte di S. Giovanni facesse apparire il Santo in sogno, per dare la sua benedizione, e per impedire a chi lo vedeva di morire durante l'anno successivo. 

Diverse sono le ipotesi sull’origine del nome botanico Hypericum: c’è chi lo fa risalire ai Romani, “Cum Hyperione” cioè padre del Sole e dell’Aurora. Secondo altri l’origine è greca, da Hypére (e) ikon, ossia “sopra l’immagine”, riferito all’usanza di ricoprire di fiori le immagini sacre, o da Hyper-eikon cioè “pianta che cresce sulle vecchie statue”. Ippocrate e Dioscoride sostenevano che il suo nome significa “al di sopra degli inferi”. Conosciuto come erba scaccia –diavoli, per la sua supposta capacità di cacciare spiriti maligni e fantasmi. Si racconta che alla vigilia della fasta di San Giovanni, per proteggersi dai malefici delle streghe, bisognasse portare in tasca una piantina di Iperico. 

In molti paesi europei c’era l’usanza di danzare attorno al fuoco, indossando in testa alcuni ramoscelli di Iperico, una volta spenti i fuochi i fuscelli venivano gettati sui tetti delle case per preservarle dai fulmini. Per quanto riguarda invece il nome Perforatum, esso deriva dal latino e significa "perforato", poiché le foglie viste controluce rivelano dei punti traslucidi, dando l'impressione che la foglia sia perforata, si tratta invece di ghiandole oleose ricche di olio essenziale.


Spesso la superstizione si lega a piante che assumono nell’immaginario popolare straordinari poteri curativi o magici, l’Iperico è una di queste. 

Durante il medioevo l’Iperico veniva appeso alle finestre e sulle porte per impedire a Satana e ai suoi emissari di penetrare nelle case. Quando si pensava che una donna fosse impossessata dal demonio le si metteva sul petto alcune foglie di questa pianta e altre venivano sparpagliate nella sua abitazione. 

Molti contadini ne tenevano alcune piante vicino alla casa, ne appendevano mazzi nelle stalle per scongiurare fatture contro il bestiame, nella culla dei neonati per proteggerli dal malocchio, sulle pareti e le finestre delle casa come amuleto protettivo e portafortuna. A quest’erba dunque si attribuiva il potere di far fuggire non solamente le entità negative, ma anche gli incubi e gli spettri, forse per l’odore molto simile a quello dell’incenso che questo fiore sprigiona quando viene bruciato. 

Infatti una volta seccato, l’Iperico assume una colorazione rossa-arancione e si riduce in polvere piuttosto facilmente, questa polvere può essere bruciata su carboni o miscelata ad altre erbe ed incensi. In alcuni paesi le sommità fiorite fresche venivano schiacciate e messe a macerare in olio e vino bianco, esposte al sole per dieci giorni e poi bollite a bagnomaria fino all’evaporazione del vino per ottenere l’unto dei tagli, prezioso su ferite, escoriazioni ecc. 

Per alcune anziane questi preparati venivano utilizzati per la loro presunta capacità di allontanare energie negative. 

Secondo una tradizione diffusa in Europa, le ragazze potevano scoprire se avrebbero trovato marito raccogliendo un rametto d’iperico la notte di San Giovanni e appendendolo nella propria camera da letto per una notte.
Se al mattino era ancora fresco entro l’anno si sarebbero sposate. Più recentemente pare che durante le guerre le donne lo abbiano utilizzato per proteggersi dalle violenze carnali.


Dioscoride, Plinio, Ippocrate somministravano l’Iperico nel trattamento di molte malattie: nel trattamento delle ferite (ha potenti proprietà antibatteriche e antivirali) per guarire i morsi dei serpenti nei disturbi renali e polmonari, contro gli attacchi di epilessia e in ciò che noi oggi chiameremmo depressione. 

L’iperico ha proprietà aromatizzanti, digestive, antispasmodiche, ipotensive, astringenti, antiinfiammatorie, cicatrizzanti. I principi attivo sono: olio essenziale, flavonoidi, tannini, ipericina, acido clorogenico e caffeico. In forma di olio viene usato sia in campo estetico che medicamentoso. 

E’ un ottimo doposole e, unito alla crema abituale, contrasta le rughe e le smagliature. Migliora l’acne e idrata la pelle, attenuando anche i casi di psoriasi. Le sue proprietà antibatteriche e cicatrizzanti sono adatte a ustioni, eritemi e piaghe. Attraverso il massaggio, è indicato per artrite, sciatica e problemi articolari. L’Iperico non viene usato solo come olio ma anche sotto forma di compresse e gocce, soluzioni che leniscono ulcere, gastriti e nausee. Inoltre, l’infuso viene usato per attenuare i dolori mestruali e dissipare la tristezza, l’ansia e anche la depressione. E’ prezioso anche per i disturbi del sonno e la mancanza di concentrazione. 
L’unica cosa a cui si deve stare attenti durante l’assunzione di iperico, è l’esposizione al sole, che prolungata potrebbe dare problemi, visto che questa pianta ne assimila moltissimo le energie, si rischierebbe una scottatura ancora più forte. Nonostante questo, nessuna sostanza è mai perfettamente sicura, perché basta abbondare nelle dosi per manifestare degli effetti collaterali. 
In realtà, l'unica tossicità fatale nota è stata rilevata dall'assunzione di Iperico da parte di alcuni animali, come le pecore, che non muoiono tanto per l'ingestione di grandi quantità di iperico, quanto, piuttosto, per l'esposizione al sole successiva. Attualmente alcuni medici stanno studiano l’Iperico come trattamento per l'AIDS, diverse forme di cancro, l’enuresi notturna dei bambini, le malattie della pelle come la psoriasi, l'artrite reumatoide, ulcera peptica, e anche i postumi di una sbornia. 
L'ipericina in esso contenuta ha dimostrato di possedere promettenti proprietà antitumorali e ha la capacità di inibire la crescita di gliomi (tumori cerebrali), del cancro al polmone e del cancro della pelle in vitro (in laboratorio). Le sue proprietà fotodinamiche potrebbero portare all'utilizzo di ipericina in combinazione con il laser nel trattamento del cancro.

In giuste dosi l’Iperico viene impiegato nel settore liquoristico per le sue proprietà aromatiche e digestive.

Le foglie più tenere possono essere consumate in insalata, sembra che le stesse foglie favoriscano la conservazione dei cibi. Dalle sommità fiorite si estrae un colorante arancio-marrone, per mordenzatura con cromo o allume.
Come si fa l'oleolito: raccogliere i capolini d’Iperico, sciacquali dolcemente con l’acqua e tamponali, poi mettili a macerare in circa 100 gr di olio d’oliva (i fiori devono essere completamente ricoperti dall’olio per non marcire) oppure olio di semi di girasole (Questa pianta sarebbe meglio farla con l'olio di girasole perché dovendo poi stare al sole ed essendo il girasole un olio molto resistente al calore non si rischia l'irrancidimento).
Prendere il vasetto e lascialo al sole per 10 giorni, ruotandolo a volte affinché i raggi solari filtrino ovunque. Se si usano più capolini, aumentare la quantità di olio e il numero di giorni, per 1 litro d’olio, bisogna lasciare l’olio al sole almeno 30 giorni. Con il passare dei giorni l'olio diventerà sempre più rosso, il sole infatti fa uscire l'ipericina che è la sostanza che dona tante virtù a questo olio. Trascorso il tempo va filtrato attraverso un colino con sopra un pezzo di stoffa o carta e versato in una bottiglia di vetro scuro. 

Chiazze d’oro risplendono in una notte speciale, magiche, sacre,
In loro c’è il tutto, il bene, il male, l’opera e la distruzione.
Nutrite dalle vibrazioni della natura, dalle sue forze
Diffondono energia che si espande tutto intorno a noi.
Gialle, come la calda luce del sole che in esse è contenuta.
Rosse come il caldo battito di sangue in esse contenute.
Sangue e vita.
Ecco ciò che Madre Terra ci dona, ecco la magia della creazione,
Dove l’energia arriva al suo culmine, seduttiva, avvolgente, rigenerante e…
Inevitabilmente inizia a modificarsi per poi svanire
Evanescente come un miraggio

Ricordiamo che:
Prima di intraprendere una cura a base di piante medicinali si deve sempre interpellare un medico specialista in materia e seguire le sue indicazioni
Tutte le piante officinali vanno usate con estrema competenza ed esperienza, con estrema cautela.
La raccolta delle erbe salutari è un’arte abbastanza difficile: è necessario saperle riconoscere e rispettare l’epoca in cui i principi attivi è più elevata. Èindispensabile scegliere bene i luoghi di raccolta, per evitare piante inquinate o avvelenate da scarichi o smog. È obbligatorio conoscere le regole di conservazione, essicazione, preparazione e assunzione.
Numerose piante possono risultare tossiche, se non addirittura velenose, se usate in maniera non appropriata, o sono controindicate a determinati soggetti o situazioni
L’autoterapia può essere pericolosa, consultare sempre un medico
Il nostro scopo è quello di fornire una base al passeggiatore curioso. Alla persona che vuole sapere quali sono le piante che incontra e sapere che molte hanno proprietà salutistiche. Per trovare la voglia di tornare alla natura e guardare con nuovi occhi quello che ci circonda cogliendone la magnificenza. Un passaggio che ci porta dentro la natura e dentro noi stessi.