giovedì 27 agosto 2015

ALCHECHENGI (Physalis alkekengi L.)

Posted by Arianna e Mara

La pianta:
è una solanacea (come il pomodoro e la patata ) e cresce spontanea ma è anche facilissima da coltivare nel proprio giardino, le sue esigenze sono molto esigue, non ha bisogno di terreni particolari, può essere coltivata nel comune terreno di casa anche se povero e sassoso, cresce praticamente dappertutto se il terreno poi è umido prospera anche meglio.


L'Alkekengi ha origini in Europa e Asia.

Joseph Pitton de Tournefort (1656-1708) creò un genere con un nome arabo riportato da Mattioli; la sua denominazione non ebbe però seguito, in quanto Linneo nel 1753 costruì il binomio scientifico definitivo, usato ancor oggi, riferendo il nome arabo alla specie e non più al genere. Così, Linneo nel 1737, riprende il termine greco “fusalis” = pieno d'aria, gonfio e, in modo traslato, “vescica”, con chiaro riferimento all'involucrio che avvolge il frutto. Il termine "alkekengi," apparso in francese nel XIV secolo, deriva dal francese antico "alquequange" o "alcacange" che deriva dall'arabo al-kakang. In senso stretto, significa “la lanterna cinese”. Viene anche detto: "Lanterna cinese", "chichingero", "palloncino", "ciliegia d'inverno"
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Come pianta preferisce l’ombra o la mezzombra.
C'è da dire che è una pianta coloratissima e facile che si può coltivare anche in un pezzo di terra posta al nord.

Non occorre neppure riseminarla l’anno successivo perché è una pianta rizomatosa strisciante che s’interra molto profondamente: in questo modo la pianta si auto propaga e rivegeta dopo il periodo invernale.


Il fusto può arrivare fino a 1m di altezza, è eretto, ramificato, non ha l’inclinazione dolce ed arcuata per esempio di un ramo di  rosa, ma è piuttosto angoloso.
Si può piantarlo o trovarlo spontaneo fino ad un’altezza di 1000 m. s.l.

E’ una pianta precoce perché se il clima non è troppo ghiacciato spunta già all’inizio primavera con foglioline verdi chiaro che possono anche diventare grandi quasi 10 cm. Se la pianta trova un terreno favorevole,  fiorisce presto e più di una volta a stagione, produce dei fiori bianchi a forma di campanella, che molto presto diventeranno dei palloncini arancioni, dalla consistenza quasi cartacea al tatto.
Può vivere dai 3 ai 10 anni ed una pianta che attira molto le farfalle.


E’ una pianta che viene coltivata anche ad uso decorativo i cui calici dentro, nascondono una bacca rossa-arancio nota fin dall’antichità, che si presenta più o meno grande come una ciliegia, ed è un frutto commestibile il cui gusto assomiglia a quello del lampone o anche a un tipo di pomodoro.



Queste bacche che durante il processo di maturazione sono avvolte da un involucro piriforme, vescicoloso e papiraceo, di origine calicina, prima verde poi rosso-arancione, sono bacche sferiche, carnose, di colore rosso, contenenti molti semi.


Le bacche hanno vari usi.

I principi attivi dell’Alchechengi sono: acido citrico, mucillagini, tannini, principi amari.
Contengono inoltre, una grandissima quantità di vitamina C, e zucchero.

Dalle bacche si può ricavare una discreta marmellata.

Possono essere  mangiate così come sono, prelevate da dentro al palloncino o aggiunte alle insalate, ma il frutto fresco va consumato con moderazione.

Se seccate leggermente si possono mettere sott'aceto o in sotto sale.

Le proprietà salutari sono più spiccate nella varietà spontanea.

L’alchechengi ha proprietà diuretiche e depurative impiegate soprattutto contro la ritenzione urinaria, nel caso di nefriti, gotta, calcoli renali e vescicali.

In pasticceria le bacche sono utilizzate candite o ricoperte di cioccolato.
Nelle preparazioni erboristiche si usano i frutti essiccati.
Tutte le altre parti verdi della pianta non devono essere utilizzate perché contengono alcaloidi in forte quantità.


L’alchechengi è una pianta molto decorativa in tutti i suoi stadi.


Il frutto fresco può diventate un simpatico folletto, la lanternina secca un piccolo decoro per Halloween!

Quando il rivestimento cartaceo rosso-arancio sarà ormai consumato, il rimanente reticolo che è stata “l’ossatura” del palloncino diventa quasi un decoro in filigrana, quindi spazio alla fantasia…



Quando il  palloncino che li avvolge color arancio si dissolve col tempo, il materiale cartoso assume un aspetto a "rete".


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