mercoledì 20 maggio 2015

Papaver Rhoeas-Papavero Rosso o Rosolaccio

Posted by Mara

È una pianta erbacea gracile e delicata, annuale, appartenente alla famiglia delle papavaraceae, comprende circa un centinaio di specie.Noi lo riconosciamo quando inizia ad aprire i tipici fiori rossi, quando sono visibili i boccioli ingrossati.


Il Papavero, in realtà è presente già nei campi da un po’, anche se noi non ci abbiamo fatto caso. Alla fine dell’inverno, dove le temperature lo consentono, o in primavera, da un piccolo seme il Papavero forma una fitta rosetta basale di foglie erettea margine dentato.


Dalla rosetta in seguito si elevano i fusti fioriferi. I fiori sono solitari, inconfondibili, semplici, belli ed eleganti dal tipico, colore rosso porpora, macchiati di nero internamente. Sono composti da petali leggeri ed allargati che contornano una serie di stami neri e un grosso pistillo centrale; poggiano su lunghi gambi. Il fusto alto da 30 a 80 cm è poco ramificato, contiene un lattice bianco leggermente puzzolente, un alcaloide lievemente velenoso.  Tutta la pianta è coperta da peli setosi e morbidi.
 
Quando i petali cadono rimane il frutto, una capsula ovale (che a maturità si apre) con un coperchietto fatto a disco ondulato sulla parte superiore, contenente molti semi bruno-nerastri (il Gravius con pazienza infinita arrivo a contarne, in una di esse, 32000). Normalmente si apre per mezzo di piccole valvole situate sotto il margine superiore. Queste valvole ad un aumento dell’umidità dell’aria si stringono chiudendo le aperture. Se il tempo è secco le valvole si aprono e, quando la capsula è scossa come un piccolo sonaglio dal vento i semi sfuggono pronti a conquistare nuovi spazi.


Il nome “papavero” deriva dal celtico “papa” cioè “pappa”, derivato dall’usanza di mischiare il suo lattice nella pappa dei bambini e procurare loro lunghi sonni. “Rhoeas” dal greco “cadere” fa riferimento alla precoce caduta dei petali dal fiore.
Si pensa giunga dal Medio Oriente. Il Papavero, è una pianta particolarmente messicola, e da sempre ha mescolato i suoi semi a quelli dei cereali, seguendo l’uomo nella sua evoluzione. Anche nelle tombe egizie per decretare fin dai tempi antichi la combinazione grano-papaveri, ne sono stati trovati i fiori. Mentre nell’antica Roma la dea Cerere (da cui il termine cereale) era rappresentata con in mano un mazzo di papaveri, tanto naturale era la compresenza nei campi.


Il Papavero è un fiore profondamente semplice, eppure è stato da sempre oggetto di numerose simbologie. Gli antichi Greci lo rappresentavano Hipnos (il Sonno) e Thanatos (la Morte), con il capo incoronato da papaveri o con qualcuna delle sue corolle tra le mani. Pianta dedicata alla Grande Dea patrona della Vita così come della Morte, la dea garantiva attraverso il suo fiore la rinascita, il risveglio dal sonno. Gli antichi Romani, oltre a consacrarlo al loro dio del sonno Morfeo, lo elessero simbolo dei potenti. Famosa la leggenda in cui si racconta come il re di Roma Tarquinio il Superbo decapitasse i papaveri più alti del proprio giardino per mostrare come andassero eliminati i personaggi più autorevoli. In età precristiana, per i suoi molti semi, era considerato simbolo di fertilità, nell’età cristiana fu invece associato alla passione di Cristo per via del colore rosso sangue dei petali e del motivo a forma di croce nel centro della sua corolla.


Nel mondo anglosassone il Papavero è tradizionalmente dedicato alla memoria delle vittime sui campi di battaglia delle due guerre mondiali. In Gran Bretagna, nel Remembrance Day, tutti portano un papavero rosso all’occhiello. Ma l’usanza sembra risalire molto indietro nel tempo: si narra che Gengis Khan, l’imperatore condottiero mongolo, portasse sempre con se dei semi di papavero che spargeva sui campi di battaglia dopo le sue vittorie in ricordo e in rispetto di coloro che vi erano morti con onore, e anche per "segnare” con il colore dei fiori, che là si era svolta una battaglia.
Per gli astrologi il papavero nasce sotto l’influenza della luna ed è quindi una pianta notturna, è soggetto all’influsso del cupo saturno, viene associato soprattutto all’oppio, potente stupefacente che si ricava dal Papaver Somniferum e che induce ad uno stato di torpore simile al sonno. Il Papaver Rhoeas conserva da millenni la magia dell’oblio, pur senza gli eccessi del suo fratello orientale.
Nel linguaggio dei fiori il papavero indica l’orgoglio sopito, il tradimento, la bellezza effimera e l’incoscienza.

Nel papavero troviamo diversi principi attivi: alcaloidi quali la readina, reagiina, rearubina I e II:tannini, mucillagini, coloranti, antociani. Queste sostanze sono contenute nel latte che la pianta secerne se si taglia la capsula; la stessa cosa succede nel Papaver Somniferum (i cui derivati sono utili e altrettanto dannosi all’umanità), solo che il lattice del rosolaccio non ha la stessa pericolosità. Tuttavia il papavero va utilizzato solo al momento della necessità e secondo le prescrizioni del medico. 

Del Papavero si usa tutta la pianta raccolta prima della fioritura anche se i petali rossi sono quelli maggiormente usati. Appena raccolti, di solito tra maggio e luglio, vengono subito fatti essiccare all’ombra ed in ambienti caldi e ventilati. Una volta secchi i petali diventano di un colore rosso ancora più intenso e si conservano al buioin recipienti ermetici di vetro o porcellana. I petali vengono usati sotto forma di infuso o decottocome blando sedativo per conciliare il sonno a bambini e anziani. Le sue proprietà calmantie leggermente narcotiche sono dovute agli alcaloidi presenti che fanno sì che venga usato contro la tosse insistente, in particolare la pertosse, l’asma bronchiale e per frenare i dolori di pancia. Secondo alcuni, per uso esterno, l’infuso dei petali farebbe bene nei casi di mal d’orecchio o ascessi dentali. Sotto forma di estratto per abbassare la febbre da influenza favorendo la sudorazione. Recenti studi hanno dimostrato l’azione calmante e antiinfiammatoria degli estratti di fiori di papavero nelle eritrosi e nei rossori della pelle.
I semi non hanno principi attivi, sono commestibili e vengono usati nell’industria dolciaria ed in panetteria, (anch’essi amati già 20.000 anni fa ed utilizzati per panificazioni dedicate alla Dea, insieme al divino miele e al sacro grano). Da essi si estrare un olio molto pregiato ottimo come calmante e decongestionante. Le capsule che contengono i semi non vanno assolutamente adoperate perché velenose.



I petali sono ottimi coloranti. Grazie agli antociani dal colore rosso vinoso presenti soprattutto nei petali, in passato le donne li hanno sfruttati per truccarsi labbra e guance. Prima della scoperta dei coloranti artificiali, i petali di papavero venivano usati nella colorazione di sciroppi, confetture, gelatine, bevande. Come colorante per tessuti invece si usa il fiore intero. Si prende per esempio una maglia che si vuole tingere la si immerge in un decotto di fiori di Papavero lasciati in infusione per alcune ore, poi si fa bollire per 45 minuti. Quindi si lascia raffreddare il capo in ammollo. Come mordente si usa l’allume di potassio.

In cucina i giovani germogli di Papavero sono eccezionali mangiati crudi e ben conditi.  Hanno un sapore caratteristico, più dolce di altre erbe spontanee. Si possono fare anche minestre, risotti, o mangiarli insaporiti in padella o impanati con uovo come delle frittelle. Nel Salento la “paparina” è utilizzata fin dai tempi antichi:veniva inserita ancora bollente in una pagnotta precedentemente svuotata e poi chiusa con la stessa mollica. Questo costituiva il pasto dei contadini che lavoravano nelle campagne lontano casa.
Paparina: 1kg.giovani piante di papavero, due o tre manciate di olive pugliesi, 3 o 4 spicchi di aglio, 5 cucchiai di olio extravergine d’oliva, peperoncino, sale, pane casereccio.
Pulire e lavare la verdura, scottarla in pentola con un solo filo d’acqua per 10 minuti. In un’altra pentola far appassire l’aglio con l’olio e peperoncino, unire le olive, farle rosolare per pochi secondi, quindi unire la verdura scottata. Cuocere a fuoco basso fino a ridurre la verdure quasi come un purè. Farcire il pane casereccio.

Fra i giochi dei poveri nel passato si usava fare i “timbri” a forma di asterisco premendo sulla fronte i raggiati stimmi delle capsule fresche, oppure si usava fare delle simpatiche bamboline allargando i boccioli, tirando fuori un po’ i petali sgualciti in modo da ottenere un elegante vestito che veniva poi umanizzato inserendo sul breve gambo, appositamente lasciato, una capsula preparata tagliando la base con l’unghia.


 Papaveri rossi, fiori semplici color del fuoco
Carboni ardenti tra le erbe selvatiche,
accendono i campi, riscaldano il cuore.
Aperti al sole che li ha creati
i loro petali svolazzano sereni, leggeri.
Fragili ma forti, in essi sta l’amore,
la vita, la riproduzione della specie.
Conosciuti, amati.
Il vento soffiando toglie i loro petali
uno ad uno…
Leggeri si posano al suolo come dolci baci.
La terra, sempre Madre, accoglierà i suoi semi
Per amore ridonerà la sua linfa vitale
Ad un tenero nuovo fiore,
ad un intenso colore,
ad una nuova storia d’amore.


Ricordiamo che:
Prima di intraprendere una cura a base di piante medicinali si deve sempre interpellare un medico specialista in materia e seguire le sue indicazioni
Tutte le piante officinali vanno usate con estrema competenza ed esperienza, con estrema cautela.
La raccolta delle erbe salutari è un’arte abbastanza difficile: è necessario saperle riconoscere e rispettare l’epoca in cui i principi attivi è più elevata. Èindispensabile scegliere bene i luoghi di raccolta, per evitare piante inquinate o avvelenate da scarichi o smog. È obbligatorio conoscere le regole di conservazione, essicazione, preparazione e assunzione.
Numerose piante possono risultare tossiche, se non addirittura velenose, se usate in maniera non appropriata, o sono controindicate a determinati soggetti o situazioni
L’autoterapia può essere pericolosa, consultare sempre un medico
Il nostro scopo è quello di fornire una base al passeggiatore curioso. Alla persona che vuole sapere quali sono le piante che incontra e sapere che molte hanno proprietà salutistiche. Per trovare la voglia di tornare alla natura e guardare con nuovi occhi quello che ci circonda cogliendone la magnificenza. Un passaggio che ci porta dentro la natura e dentro noi stessi.



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