mercoledì 8 luglio 2015

By Mara

Campi e prati estivi punteggiati da candide fioriture, occhi aperti sul cielo, catturano lo sguardo,
attimi di gioia infinita.
Soffici nuvole ornate di merletti ondeggiano al vento, perfettamente a loro agio.
Fragili e forti, delicati e preziosi, belli e magici
alimentano la nostra sete di unione,
illuminano con il riflesso del cielo la nostra anima stanca e addormentata.
Pulsa nelle nostre vene la voglia di uscire fuori,
l’urgenza di vivere                 
di comprendere l’universale messaggio d’amore.                                       

Daucus  Carota   ( carota selvatica)

La carota selvatica appartiene alla famiglia delle Apiaceae (Umbelliferae) che comprende più di 3000 specie diverse. Sia la carota selvatica che quella coltivata appartengono alla specie Daucus carota. È una pianta abbondantissima allo stato spontaneo, dal mare alla montagna, in tutti i terreni specialmente con terra argillosa, nelle zone aperte e soleggiate, ma anche in tutti gli ambienti rurali e perfino alle periferie cittadine.

La carota selvatica è simile alla «sorella» coltivata. È una pianta erbacea biennale, con la tipica radice carnosa e ingrossata; biancastra e piuttosto esile, a differenza di quelle delle varietà coltivate, di tinta arancione e forma varia. Nel primo anno di vegetazione produce le foglie basali, nel secondo si forma tra queste il fusto eretto, alto, ramificato nella parte superiore, che può raggiungere anche l o 2 metri di altezza. Le foglie hanno forme diverse a seconda della posizione: ad esempio, quelle basali sono dentate, incise.


I fiori sembrano piccoli ombrelli, formati da numerosi fiorellini di colore bianco o roseo, con la caratteristica di avere al centro un fiore sterile che ha la corolla porpora scuro tendente al nero, ciò permette di riconoscere la carota selvatica da altre piante simili. 

Nei fiori periferici un petalo è più allungato degli altri. Dopo la fecondazione, quando i frutti contornati da una doppia fila di aculei sono maturi, i peduncoli dei fiori si ripiegano formando una specie di nido. Tutta la pianta, se stropicciata emana il caratteristico odore di carota.


Fiorisce da maggio a ottobre.

La radice si raccoglie in ottobre-novembre, ma è possibile trovarla quasi tutto l’anno e si utilizza frescha. I Semi si raccolgono in luglio-agosto, recidendo le ombrelle che si riuniscono in mazzetti e si fanno essiccare all’ombra, i semi si conservano poi in vasi di vetro.

Il nome Daucus Carota deriva dal greco “Daukos”che pare derivasse da Daio” “abbruciare, riscaldare”. Carota da “Karotón”. La Carota selvatica è diffusa in Europa, in Asia e nel Nord Africa. Antenata della carota commestibile era conosciuta sin dall’antichità. Le notizie storiche della pianta sono poche, tuttavia si sa che greci, latini, slavi e germani l’apprezzavano soprattutto per il suo profumo aromatico. È raffigurata negli affreschi di Pompei, Romani e Greci la usavano esclusivamente come pianta medicinale ad azione diuretica. Probabilmente la ritenevano troppo legnosa da mangiare. Il fittone radicale della carota selvatica è duro, sottile, mentre quello che consumiamo oggi fu selezionato nel XVI secolo. Carlo Magno fu il primo a raccomandare la coltivazione delle carote.
In Inghilterra, durante il regno di Giacomo I, le dame usavano adornarsi i capelli con rami fioriti di Carota selvatica.  Sempre in Inghilterra dove è chiamata Queen Anne’s Lace, una leggenda fa risalire l’origine della somiglianza di questo fiore al pizzo cui stava lavorando la regina Anna, macchiato da una goccia di sangue che uscì dal suo dito essendosi punta con l’ago. Al centro dell’ombrella si scorge il piccolo fiore rosso che rappresenta il sangue della regina. Anticamente si pensava che i fiori di Carota selvatica, raccolti in una notte di luna piena, servissero a curare l’epilessia, oppure fatti bollire nel vino, favorissero il concepimento, per favorirlo era necessario bere un bicchiere di questo vino. Probabilmente per la sua forma, era considerata afrodisiaca e adatta a curare l’impotenza maschile.
La Carota selvatica contiene glucidi, provitamina A, vitamina B e C, sali minerali. 

E' stato riportato che contiene un composto anticoagulante, il ferulenolo, che non ci sarebbe più in quella coltivata. È particolarmente efficace nella protezione della pelle e facilita l'abbronzatura impedendo l'aggressione dei raggi ultravioletti, agisce come bioattivante cutaneo. 

La radice ha la proprietà di attenuare le infiammazioni dello stomaco e dell’intestino, di stimolare la diuresi, di depurare l’organismo. I semi e i frutti hanno proprietà diuretiche. L'infuso di carota selvatica è efficace in caso di difficoltà di urinare. L’olio di carota selvatica contiene carotene e vitamina A, il che è buono per i capelli, gengive, denti e la vista. Dai semi si estrae un olio usato in profumeria. 

Nelle essenze floreali francesi la carota selvatica favorisce la calma e riposa la mente. Nelle essenze floreali californiane viene usata come rimedio naturale per lo scarso rendimento sessuale. In aromaterapia l’olio essenziale di carota selvatica viene indicato per il trattamento e la rimozione delle rigidità emozionali che interessano il plesso solare e il cuore. 

Il centro dell’ombrello della carota selvatica è il suo contrassegno, anche quando è sfiorito il fiore si curva verso l’interno a formare una coppa protettiva intorno al suo centro. Questa qualità centrale della Carota Selvatica aiuta le persone non più capaci di centrare le energie ed i pensieri per via delle eccessive influenze esterne.
In cucina si utilizzano le foglie in insalata fresca da sola o con altri vegetali, è molto gustosa. Cotta, nelle misticanze di erbe a cui conferisce un aroma particolare. Le ombrelle si possono passare in pastella e friggere. I semi trovano impiego in pasticceria o per aromatizzare liquori a base di erbe.
Il centro del fiore, di colore rosa scuro/violaceo, viene usato dai miniaturisti come colore. 


I fiori della Carota selvatica sembrano tanti deliziosi pizzi che si prestano bene a comporre bouquet estivi o per farli essiccare per le composizioni invernali. Basta poco per creare una composizione elegante e festosa da mettere sulla tavola o una ghirlanda, di seguito alcuni esempi:

 per un centrotavola occorrono: 3 bottiglie di vetro da succo di frutta o altro, colla a caldo, del nastro, un piatto in vetro, della spugna da fioristi. 
Unire insieme le tre bottiglie con un po’ di colla e fissarle ulteriormente con un nastrino. Riempire le bottiglie con acqua e inserire i fiori. Fissate tutta la composizione su un piatto in vetro fissando attorno un piccolo strato di spugna da fioristi dove andranno poi infilati altri fiori a ricoprire il tutto.
Per fare una ghirlanda occorrono: Dei rami intrecciati, filo di ferro sottile, parecchi fiori di carota selvatica.


Preparare un cerchio con dei rametti, poi preparare diversi mazzolini di fiori legati tra loro con il fil di ferro. Fissarli poi al cerchio con dell’altro fil di ferro, sovrapponendoli in modo che questo non si veda. Continuare fino a completare il giro. 



Ricordiamo che:

Prima di intraprendere una cura a base di piante medicinali si deve sempre interpellare un medico specialista in materia e seguire le sue indicazioni
Tutte le piante officinali vanno usate con estrema competenza ed esperienza, con estrema cautela.
La raccolta delle erbe salutari è un’arte abbastanza difficile: è necessario saperle riconoscere e rispettare l’epoca in cui i principi attivi è più elevata. Èindispensabile scegliere bene i luoghi di raccolta, per evitare piante inquinate o avvelenate da scarichi o smog. È obbligatorio conoscere le regole di conservazione, essicazione, preparazione e assunzione.
Numerose piante possono risultare tossiche, se non addirittura velenose, se usate in maniera non appropriata, o sono controindicate a determinati soggetti o situazioni
L’autoterapia può essere pericolosa, consultare sempre un medico
Il nostro scopo è quello di fornire una base al passeggiatore curioso. Alla persona che vuole sapere quali sono le piante che incontra e sapere che molte hanno proprietà salutistiche. Per trovare la voglia di tornare alla natura e guardare con nuovi occhi quello che ci circonda cogliendone la magnificenza. Un passaggio che ci porta dentro la natura e dentro noi stessi.


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