By Mara
Campi e prati estivi
punteggiati da candide fioriture, occhi aperti sul cielo, catturano lo sguardo,
attimi di gioia
infinita.
Soffici nuvole ornate di
merletti ondeggiano al vento, perfettamente a loro agio.
Fragili e forti,
delicati e preziosi, belli e magici
alimentano la nostra
sete di unione,
illuminano con il
riflesso del cielo la nostra anima stanca e addormentata.
Pulsa nelle nostre vene
la voglia di uscire fuori,
l’urgenza
di vivere
di comprendere
l’universale messaggio d’amore.
Daucus Carota ( carota selvatica)
La
carota selvatica appartiene alla famiglia delle Apiaceae (Umbelliferae)
che comprende più di 3000 specie diverse. Sia la carota selvatica che quella
coltivata appartengono alla specie Daucus carota. È una pianta
abbondantissima allo stato spontaneo, dal mare alla montagna, in tutti i
terreni specialmente con terra argillosa, nelle zone aperte e soleggiate, ma
anche in tutti gli ambienti rurali e perfino alle periferie cittadine.
La carota
selvatica è simile alla «sorella» coltivata. È una pianta erbacea
biennale, con la tipica radice carnosa e ingrossata; biancastra e piuttosto
esile, a differenza di quelle delle varietà coltivate, di tinta arancione e
forma varia. Nel primo anno di vegetazione produce le foglie basali, nel
secondo si forma tra queste il fusto eretto, alto, ramificato nella parte
superiore, che può raggiungere anche l o 2 metri di altezza. Le foglie hanno
forme diverse
a seconda della posizione: ad esempio, quelle basali sono dentate, incise.
I fiori sembrano piccoli ombrelli, formati da numerosi fiorellini di colore
bianco o roseo, con la caratteristica di avere al centro un fiore sterile che
ha la corolla porpora scuro tendente al nero, ciò permette di riconoscere la
carota selvatica da altre piante simili.
Nei fiori periferici un petalo è più allungato degli altri. Dopo
la fecondazione, quando i frutti contornati da una doppia fila
di aculei sono maturi, i peduncoli dei fiori si ripiegano
formando una specie di nido. Tutta la pianta, se stropicciata emana
il caratteristico odore di carota.
Fiorisce da maggio a ottobre.
La radice si raccoglie
in ottobre-novembre, ma è possibile trovarla quasi tutto l’anno e si utilizza
frescha. I Semi si raccolgono in luglio-agosto, recidendo le ombrelle che si
riuniscono in mazzetti e si fanno essiccare all’ombra, i semi si conservano poi
in vasi di vetro.
Il nome Daucus Carota deriva dal greco “Daukos”che pare derivasse da
Daio” “abbruciare, riscaldare”. Carota da “Karotón”. La Carota selvatica è
diffusa in Europa, in Asia e nel Nord Africa. Antenata della carota
commestibile era conosciuta sin dall’antichità. Le notizie storiche della
pianta sono poche, tuttavia si sa che greci, latini, slavi e germani
l’apprezzavano soprattutto per il suo profumo aromatico. È raffigurata negli
affreschi di Pompei, Romani e Greci la usavano esclusivamente come pianta
medicinale ad azione diuretica. Probabilmente la ritenevano troppo legnosa da
mangiare. Il fittone radicale della carota selvatica è duro, sottile, mentre
quello che consumiamo oggi fu selezionato nel XVI secolo. Carlo Magno fu il
primo a raccomandare la coltivazione delle carote.
In Inghilterra, durante il regno di Giacomo I, le dame
usavano adornarsi i capelli con rami fioriti di Carota selvatica. Sempre in Inghilterra dove è chiamata Queen
Anne’s Lace, una leggenda fa risalire l’origine della somiglianza di questo
fiore al pizzo cui stava lavorando la regina Anna, macchiato da una goccia di
sangue che uscì dal suo dito essendosi punta con l’ago. Al centro dell’ombrella
si scorge il piccolo fiore rosso che rappresenta il sangue della regina. Anticamente
si pensava che i fiori di Carota selvatica, raccolti in una notte di luna
piena, servissero a curare l’epilessia, oppure fatti bollire nel vino, favorissero
il concepimento, per favorirlo era necessario bere un bicchiere di questo vino.
Probabilmente per la sua forma, era considerata afrodisiaca e adatta a curare
l’impotenza maschile.
La Carota selvatica contiene glucidi, provitamina A,
vitamina B e C, sali minerali.
E' stato riportato che contiene un composto
anticoagulante, il ferulenolo, che non ci sarebbe più in quella coltivata. È
particolarmente efficace nella protezione della pelle e facilita l'abbronzatura
impedendo l'aggressione dei raggi ultravioletti, agisce come bioattivante
cutaneo.
La radice ha la proprietà di attenuare le infiammazioni dello stomaco
e dell’intestino, di stimolare la diuresi, di depurare l’organismo. I semi e i
frutti hanno proprietà diuretiche. L'infuso di carota selvatica è efficace in
caso di difficoltà di urinare. L’olio
di carota selvatica contiene carotene e vitamina A, il che è buono per i
capelli, gengive, denti e la vista. Dai semi si estrae un olio usato in
profumeria.
Nelle essenze floreali francesi la carota selvatica favorisce la
calma e riposa la mente. Nelle essenze floreali californiane viene usata come
rimedio naturale per lo scarso rendimento sessuale. In aromaterapia l’olio
essenziale di carota selvatica viene indicato per il trattamento e la rimozione
delle rigidità emozionali che interessano il plesso solare e il cuore.
Il
centro dell’ombrello della carota selvatica è il suo contrassegno, anche quando
è sfiorito il fiore si curva verso l’interno a formare una coppa protettiva
intorno al suo centro. Questa qualità centrale della Carota Selvatica aiuta le
persone non più capaci di centrare le energie ed i pensieri per via delle
eccessive influenze esterne.
In cucina
si utilizzano le foglie in insalata fresca da sola o con altri vegetali, è
molto gustosa. Cotta, nelle misticanze di erbe a cui conferisce un aroma
particolare. Le ombrelle si possono passare in pastella e friggere. I semi
trovano impiego in pasticceria o per aromatizzare liquori a base di erbe.
Il centro
del fiore, di colore rosa scuro/violaceo, viene usato dai miniaturisti come
colore.
I fiori della Carota selvatica sembrano tanti
deliziosi pizzi che si prestano bene a comporre bouquet estivi o per farli
essiccare per le composizioni invernali. Basta poco per creare una composizione
elegante e festosa da mettere sulla tavola o una ghirlanda, di seguito alcuni
esempi:
per un centrotavola occorrono: 3 bottiglie di vetro da succo di frutta o
altro, colla a caldo, del nastro, un piatto in vetro, della spugna da
fioristi.
Unire insieme le tre bottiglie con un po’ di colla e fissarle
ulteriormente con un nastrino. Riempire le bottiglie con acqua e inserire i
fiori. Fissate tutta la composizione su un piatto in vetro fissando attorno un
piccolo strato di spugna da fioristi dove andranno poi infilati altri fiori a
ricoprire il tutto.
Per fare una ghirlanda occorrono: Dei rami
intrecciati, filo di ferro sottile, parecchi fiori di carota selvatica.
Preparare un cerchio con dei rametti, poi preparare diversi mazzolini di
fiori legati tra loro con il fil di ferro. Fissarli poi al cerchio con
dell’altro fil di ferro, sovrapponendoli in modo che questo non si veda.
Continuare fino a completare il giro.
Ricordiamo che:
Prima
di intraprendere una cura a base di piante medicinali si deve sempre
interpellare un medico specialista in materia e seguire le sue indicazioni
Tutte le piante officinali
vanno usate con estrema competenza ed esperienza, con estrema cautela.
La raccolta delle erbe
salutari è un’arte abbastanza difficile: è necessario saperle riconoscere e
rispettare l’epoca in cui i principi attivi è più elevata. Èindispensabile
scegliere bene i luoghi di raccolta, per evitare piante inquinate o avvelenate
da scarichi o smog. È obbligatorio conoscere le regole di conservazione,
essicazione, preparazione e assunzione.
Numerose piante possono
risultare tossiche, se non addirittura velenose, se usate in maniera non
appropriata, o sono controindicate a determinati soggetti o situazioni
L’autoterapia può
essere pericolosa, consultare sempre un medico
Il nostro scopo è quello di
fornire una base al passeggiatore curioso. Alla persona che vuole sapere quali
sono le piante che incontra e sapere che molte hanno proprietà salutistiche.
Per trovare la voglia di tornare alla natura e guardare con nuovi occhi quello
che ci circonda cogliendone la magnificenza. Un passaggio che ci porta dentro
la natura e dentro noi stessi.