L’Armoracia rusticana, più conosciuta come
Rafano, Barbaforte o Cren, appartiene alla famiglia delle Crucifere ed è
probabilmente originaria dell’Europa orientale e dell’Asia.
Il nome Armoracia
deriva da Armorica, una località della Bretagna dove la pianta veniva
coltivata.
È una pianta erbacea con una grossa radice carnosa che cresce ovunque
anche nelle zone montane, con una predilezione per le scarpate, i terreni
sassosi e poco fertili, gli orti, lungo corsi d’acqua, spesso all’ombra delle
vecchie case rurali.
Il fusto alto fino a 80-100 centimetri è semplice in basso
e ramificato solo in alto. Le foglie basali sono verdi, grandi, ovate, dentate,
lunghe fino ad 80 centimetri di cui 30 sono di picciolo.
Le foglie del fusto
variano, quelle inferiori pennatifide, quelle superiori intere o appena
dentate, ellittiche o lanceolate-lineari.
I fiori sono riuniti in pannocchie apicali,
formati da quattro sepali verdastri di forma lanceolata e quattro petali
bianchi ovali con l’apice arrotondato.
Durante la fruttificazione si allungano
fino a formare un baccello contenente dei semi ovali e schiacciati.
Tuttavia
difficilmente si propaga per seme vista la sua predisposizione alla sterilità,
ma si diffonde in modo quasi infestante attraverso i suoi rizomi.
Durante la
stagione fredda, all’Armoracia Rusticana si seccano le foglie, ma i rizomi
sotto il terreno rimangono vigorosi ed energici, pronti a riprendere la loro vita
vegetativa non appena la temperatura lo permette.
Quella che comunemente viene chiamata radice, è
in realtà l'ipocotile, cioè la parte del fusto compresa fra le foglie e il
colletto della radice propriamente detta.
È molto carnosa, può misurare fino a
50 centimetri con un diametro che va dai 2 ai 7 centimetri.
Esternamente appare
rugosa, increspata e brunastra, internamente soda e di colore bianco-crema con
un caratteristico odore aromatico penetrante.
Se viene schiacciata, tagliata o
grattugiata libera un'essenza piccantissima che può provocare irritazione alle
mucose e una forte lacrimazione.
Per questo motivo quando si manipola la radice
di Armoracia bisogna usare le dovute cautele.
La radice è la parte della pianta
che viene raccolta in agosto-ottobre, quando la pianta entra in riposo, ma solo
da piante che hanno compiuto almeno due anni.
Si può mantenere fresca
mettendola sotto un sottile strato di sabbia, o tenendola in una cantina molto
fresca, oppure si fa essiccare al sole rimuovendola spesso dopo averla ben
lavata e si conserva in recipienti di vetro, o dopo essere stata
grattugiata, può essere riposta nel congelatore, tuttavia è preferibile usare
la radice fresca.
È importante ricordarsi, quando si estirpa la radice, di
lasciare sul posto i rizomi più sottili dai quali si riformeranno in seguito
nuovi cespi.
Alcune fonti storiche affermano che l’Armoracia
fosse coltivata dai Greci già nel 1000 a.C. e che in Inghilterra fosse
coltivata prima dell’arrivo dei Romani.
Stando alle tradizioni popolari, testimoniate
da filosofi greci come Demostene (quarto secolo prima di Cristo) sarebbe anche
un energico afrodisiaco, citano i testi storici, che mangiandola, “stimola gli appetiti
venerei”. Durante il Medioevo l’Armoracia veniva utilizzata come alimento per
contrastare il rachitismo.
La troviamo nell’Esodo, Antico Testamento,
presente nelle cene rituali pasquali come erba emblematica della durezza della
schiavitù in Egitto. Era molto conosciuta in Europa Centrale ed in
Germania, ma col tempo ha raggiunto anche la Scandinavia e l'Inghilterra.
Nonostante
ciò veniva usata solo per le sue particolarità
curative e solo dalla fine del XVI secolo comincia a essere introdotta anche in
cucina. Le radici del Armoracia sono un concentrato di importanti sostanze minerali, calcio, fosforo,
ferro e magnesio; sono ricche di vitamine (C, B1, B2 e B6). Proprio per queste
sostanze veniva chiamata “penicillina del giardino”.
All’ Armoracia vengono attribuite diverse facoltà terapeutiche, grazie ai
sali minerali e alla grande quantità di vitamina C veniva impiegata anche nella
cura dello scorbuto, una malattia dovuta
alla carenza o a un assorbimento insufficiente di questa vitamina. Ha proprietà rubefacenti, antinfiammatorie (soprattutto nei
confronti delle vie urinarie e respiratorie) risolventi, digestive (porta
benefici sia in caso di inappetenza che in problemi di digestione).
Nei cambi
di stagione le radici dell’Armoracia sono un alleato per depurare il fegato,
per eliminare disturbi biliari e per assorbire sali minerali e vitamine. Migliorano la circolazione sanguigna e
accorciano i tempi di recupero delle forze in caso di stanchezza.
L’ Armoracia contiene oli di senape che
combatte la proliferazione di virus e di batteri ed è efficace nell’affrontare
il raffreddore accompagnato da catarri bronchiali e le sindromi influenzali. Il
suo uso interno sia alimentare che erboristico va fatto con moderazione, poiché
ad alte dosi, può dare disturbi di stomaco e di intestino che annullerebbero i
benefici derivati da un uso appropriato. È comunque sconsigliato a chi soffre
di affezioni renali, irritazioni allo stomaco, alle donne in gravidanza e ai
soggetti nervosi.
L’ Armoracia, usata esternamente ha la proprietà di stimolare
l’afflusso di sangue nelle zone trattate ed è utile nei dolori reumatici, nella
sciatica e nelle contusioni. In questo caso la radice va tritata e mescolata
con la grappa, inserita in una garza e applicata sulla parte dolorante per
qualche minuto.
Le radici essiccate e triturate e mescolate con un po’ d’acqua
tiepida formano una pasta, che sembra essere un antico rimedio contro il
fastidio provocato dalle punture d’insetti.
Il succo della radice, mescolato
con dell’aceto di vino bianco, schiarisce le lentiggini. Anche nell’uso esterno
è meglio sempre verificare la sensibilità della pelle perché su pelli sensibili
può provocare irritazioni.
Le foglie tagliate minutamente mischiate al cibo dei
cani hanno azione vermifuga e ricostituente, però non solo gli animali ma anche
le piante sembrano beneficiare dell’uso dell’Armoracia, infatti per allontanare
in modo naturale i parassiti dai meli, questi andrebbero irrorati con l’infuso
di radici di Armoracia diluito con tre parti d’acqua.
In cucina le radici di Armoracia sono
particolarmente apprezzate dai buongustai per il sapore dolce- piccante, quasi
acre, che ricorda quello della senape.
Prima dell’arrivo delle spezie esotiche, come lo
zenzero e il pepe, l’Armoracia e la senape furono per secoli gli unici
condimenti piccanti. Fortemente aromatica e balsamica, si avverte decisamente
nelle vie respiratorie.
Le sue foglie quando sono ancora molto tenere, quindi
in primavera, possono essere unite alle insalate o per aromatizzare minestre,
il contenuto di vitamina C nelle foglie giovani è il doppio di quello che ne
contiene un’arancia dello stesso peso.
L’interesse principale è comunque
rivolto alla radice, in Lombardia, Veneto e Piemonte è molto conosciuta
soprattutto sotto forma di “salsa di cren”, della quale ne esistono molte
varianti. Si accompagna a carni arrostite, lesse o affumicate.
In Basilicata nel periodo di carnevale si
prepara la “rafanata materana” una frittata alta circa 10 centimetri dove alle
uova sbattute si aggiunge il rafano (Armoracia) fresca grattugiata, pecorino,
prezzemolo e pepe nero. A Potenza l’Armoracia viene grattugiata fresca sul
piatto di ragù e viene scherzosamente definita” il tartufo dei poveri”. Nel Nord Europa, la sua polvere viene usata
per sostituire la Senape.
Una versione semplice di
gustare l’Armoracia dopo averla grattugiata è quella di conservare la radice
sott’olio per poi assaporarla su fette di pane tostato.
Un’altra golosità è il dolce di mele e rafano (Armoracia),
per farlo servono:
Per la base: g 250 farina kamut, g 80 sciroppo
d’agave, g 80 olio, g 40 acqua calda, 1 cucchiaino di lievito, la buccia
grattugiata di un limone.
Per il ripieno: 2 mele grosse tagliate a
fettine sottili immerse nel succo di 1 limone, 6 cucchiai di sciroppo d’agave,
3 cucchiai di farina di ceci, 3 cucchiai di farina di Kamut, 1 bicchieri di latte
vegetale, 2-3 centimetri di radice di Armoracia grattugiata (se si vuole
sentire il gusto pungente si possono aumentare le quantità), un pizzico di
cannella.
Impastare tutti gli ingredienti per la base formare un palla che poi
stenderete in una teglia per crostate lasciandola sbordare. Formare una crema
con l’agave, le due farine, il latte, lo zenzero grattugiato e la cannella.
Adagiare le fettine di mele sopra la base della crostata, versare sopra la crema fatta precedentemente e richiudere i bordi sopra il tutto.
Infornare
a 180° per 35-40 minuti, gli ultimi 10 minuti con il grill acceso. Questa è una
versione vegana ma farine, dolcificanti e latte possono essere tranquillamente
sostituiti con quelli tradizionali, come la farina di ceci con tre uova.
Un rimedio per la tosse e il mal di gola facile
da preparare in casa è lo sciroppo al rafano (Armoracia). Basta grattugiare due
o tre radici e ricoprirle con del miele a scelta, ma se è di eucalipto meglio
ancora, lasciare il tutto in infusione per 12 ore.
Trascorso questo tempo filtrare con un colino a
maglie strette, otterremo uno sciroppo molto aromatico e pungente. In caso di
tosse e gola infiammata prenderne 1 cucchiaino tre volte al giorno lontano dai
pasti, si si conserva in frigo o in un luogo fresco.
Radice umile, abbandonata,
Profuma di tradizioni,
Di vecchie cucine,
Di Medicina dei tempi passati.
Rievoca vecchie cascine,
Il calore delle famiglie numerose
Sapore intenso
che
avvolge la mente nei ricordi
e scalda il cuore nei freddi inverni
Rustica, piccante, graffiante radice
Intensa esplosione che si diffonde in tutto il
corpo
Portando con se tutta la sua forza rigenerante.
Ricordiamo che:
Prima
di intraprendere una cura a base di piante medicinali si deve sempre
interpellare un medico specialista in materia e seguire le sue indicazioni
Tutte le piante officinali
vanno usate con estrema competenza ed esperienza, con estrema cautela.
La raccolta delle erbe
salutari è un’arte abbastanza difficile: è necessario saperle riconoscere e
rispettare l’epoca in cui i principi attivi è più elevata. Èindispensabile
scegliere bene i luoghi di raccolta, per evitare piante inquinate o avvelenate
da scarichi o smog. È obbligatorio conoscere le regole di conservazione,
essicazione, preparazione e assunzione.
Numerose piante possono
risultare tossiche, se non addirittura velenose, se usate in maniera non
appropriata, o sono controindicate a determinati soggetti o situazioni
L’autoterapia può
essere pericolosa, consultare sempre un medico
Il nostro scopo è quello di
fornire una base al passeggiatore curioso. Alla persona che vuole sapere quali
sono le piante che incontra e sapere che molte hanno proprietà salutistiche.
Per trovare la voglia di tornare alla natura e guardare con nuovi occhi quello
che ci circonda cogliendone la magnificenza. Un passaggio che ci porta dentro
la natura e dentro noi stessi.
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