venerdì 6 novembre 2015

Armoracia Rusticana (Rafano-Cren o Barbaforte)

Posted by Mara


L’Armoracia rusticana, più conosciuta come Rafano, Barbaforte o Cren, appartiene alla famiglia delle Crucifere ed è probabilmente originaria dell’Europa orientale e dell’Asia. 
Il nome Armoracia deriva da Armorica, una località della Bretagna dove la pianta veniva coltivata.
 È una pianta erbacea con una grossa radice carnosa che cresce ovunque anche nelle zone montane, con una predilezione per le scarpate, i terreni sassosi e poco fertili, gli orti, lungo corsi d’acqua, spesso all’ombra delle vecchie case rurali.
Il fusto alto fino a 80-100 centimetri è semplice in basso e ramificato solo in alto. Le foglie basali sono verdi, grandi, ovate, dentate, lunghe fino ad 80 centimetri di cui 30 sono di picciolo.
Le foglie del fusto variano, quelle inferiori pennatifide, quelle superiori intere o appena dentate, ellittiche o lanceolate-lineari.

I fiori sono riuniti in pannocchie apicali, formati da quattro sepali verdastri di forma lanceolata e quattro petali bianchi ovali con l’apice arrotondato.
Durante la fruttificazione si allungano fino a formare un baccello contenente dei semi ovali e schiacciati.
Tuttavia difficilmente si propaga per seme vista la sua predisposizione alla sterilità, ma si diffonde in modo quasi infestante attraverso i suoi rizomi.
Durante la stagione fredda, all’Armoracia Rusticana si seccano le foglie, ma i rizomi sotto il terreno rimangono vigorosi ed energici, pronti a riprendere la loro vita vegetativa non appena la temperatura lo permette.  


Quella che comunemente viene chiamata radice, è in realtà l'ipocotile, cioè la parte del fusto compresa fra le foglie e il colletto della radice propriamente detta. 
È molto carnosa, può misurare fino a 50 centimetri con un diametro che va dai 2 ai 7 centimetri.
Esternamente appare rugosa, increspata e brunastra, internamente soda e di colore bianco-crema con un caratteristico odore aromatico penetrante. 
Se viene schiacciata, tagliata o grattugiata libera un'essenza piccantissima che può provocare irritazione alle mucose e una forte lacrimazione. 
Per questo motivo quando si manipola la radice di Armoracia bisogna usare le dovute cautele. 

La radice è la parte della pianta che viene raccolta in agosto-ottobre, quando la pianta entra in riposo, ma solo da piante che hanno compiuto almeno due anni. 
Si può mantenere fresca mettendola sotto un sottile strato di sabbia, o tenendola in una cantina molto fresca, oppure si fa essiccare al sole rimuovendola spesso dopo averla ben lavata e si conserva in recipienti di vetro, o dopo essere stata grattugiata, può essere riposta nel congelatore, tuttavia è preferibile usare la radice fresca. 

È importante ricordarsi, quando si estirpa la radice, di lasciare sul posto i rizomi più sottili dai quali si riformeranno in seguito nuovi cespi. 


Alcune fonti storiche affermano che l’Armoracia fosse coltivata dai Greci già nel 1000 a.C. e che in Inghilterra fosse coltivata prima dell’arrivo dei Romani. 
Stando alle tradizioni popolari, testimoniate da filosofi greci come Demostene (quarto secolo prima di Cristo) sarebbe anche un energico afrodisiaco, citano i testi storici, che mangiandola, “stimola gli appetiti venerei”. Durante il Medioevo l’Armoracia veniva utilizzata come alimento per contrastare il rachitismo.
La troviamo nell’Esodo, Antico Testamento, presente nelle cene rituali pasquali come erba emblematica della durezza della schiavitù in Egitto. Era molto conosciuta in Europa Centrale ed in Germania, ma col tempo ha raggiunto anche la Scandinavia e l'Inghilterra.
 Nonostante ciò veniva usata solo per le sue particolarità curative e solo dalla fine del XVI secolo comincia a essere introdotta anche in cucina. Le radici del Armoracia sono un concentrato di importanti sostanze minerali, calcio, fosforo, ferro e magnesio; sono ricche di vitamine (C, B1, B2 e B6). Proprio per queste sostanze veniva chiamata “penicillina del giardino”. 

All’ Armoracia vengono attribuite diverse facoltà terapeutiche, grazie ai sali minerali e alla grande quantità di vitamina C veniva impiegata anche nella cura dello scorbuto, una malattia dovuta alla carenza o a un assorbimento insufficiente di questa vitamina. Ha proprietà rubefacenti, antinfiammatorie (soprattutto nei confronti delle vie urinarie e respiratorie) risolventi, digestive (porta benefici sia in caso di inappetenza che in problemi di digestione).

Nei cambi di stagione le radici dell’Armoracia sono un alleato per depurare il fegato, per eliminare disturbi biliari e per assorbire sali minerali e vitamine.  Migliorano la circolazione sanguigna e accorciano i tempi di recupero delle forze in caso di stanchezza. 

L’ Armoracia contiene oli di senape che combatte la proliferazione di virus e di batteri ed è efficace nell’affrontare il raffreddore accompagnato da catarri bronchiali e le sindromi influenzali. Il suo uso interno sia alimentare che erboristico va fatto con moderazione, poiché ad alte dosi, può dare disturbi di stomaco e di intestino che annullerebbero i benefici derivati da un uso appropriato. È comunque sconsigliato a chi soffre di affezioni renali, irritazioni allo stomaco, alle donne in gravidanza e ai soggetti nervosi.

L’ Armoracia, usata esternamente ha la proprietà di stimolare l’afflusso di sangue nelle zone trattate ed è utile nei dolori reumatici, nella sciatica e nelle contusioni. In questo caso la radice va tritata e mescolata con la grappa, inserita in una garza e applicata sulla parte dolorante per qualche minuto.
Le radici essiccate e triturate e mescolate con un po’ d’acqua tiepida formano una pasta, che sembra essere un antico rimedio contro il fastidio provocato dalle punture d’insetti. 

Il succo della radice, mescolato con dell’aceto di vino bianco, schiarisce le lentiggini. Anche nell’uso esterno è meglio sempre verificare la sensibilità della pelle perché su pelli sensibili può provocare irritazioni. 

Le foglie tagliate minutamente mischiate al cibo dei cani hanno azione vermifuga e ricostituente, però non solo gli animali ma anche le piante sembrano beneficiare dell’uso dell’Armoracia, infatti per allontanare in modo naturale i parassiti dai meli, questi andrebbero irrorati con l’infuso di radici di Armoracia diluito con tre parti d’acqua. 


In cucina le radici di Armoracia sono particolarmente apprezzate dai buongustai per il sapore dolce- piccante, quasi acre, che ricorda quello della senape.

Prima dell’arrivo delle spezie esotiche, come lo zenzero e il pepe, l’Armoracia e la senape furono per secoli gli unici condimenti piccanti. Fortemente aromatica e balsamica, si avverte decisamente nelle vie respiratorie.

Le sue foglie quando sono ancora molto tenere, quindi in primavera, possono essere unite alle insalate o per aromatizzare minestre, il contenuto di vitamina C nelle foglie giovani è il doppio di quello che ne contiene un’arancia dello stesso peso.

L’interesse principale è comunque rivolto alla radice, in Lombardia, Veneto e Piemonte è molto conosciuta soprattutto sotto forma di “salsa di cren”, della quale ne esistono molte varianti. Si accompagna a carni arrostite, lesse o affumicate.

In Basilicata nel periodo di carnevale si prepara la “rafanata materana” una frittata alta circa 10 centimetri dove alle uova sbattute si aggiunge il rafano (Armoracia) fresca grattugiata, pecorino, prezzemolo e pepe nero. A Potenza l’Armoracia viene grattugiata fresca sul piatto di ragù e viene scherzosamente definita” il tartufo dei poveri”.  Nel Nord Europa, la sua polvere viene usata per sostituire la Senape.

Una versione semplice di gustare l’Armoracia dopo averla grattugiata è quella di conservare la radice sott’olio per poi assaporarla su fette di pane tostato.


Un’altra golosità è il dolce di mele e rafano (Armoracia), per farlo servono:
Per la base: g 250 farina kamut, g 80 sciroppo d’agave, g 80 olio, g 40 acqua calda, 1 cucchiaino di lievito, la buccia grattugiata di un limone.
Per il ripieno: 2 mele grosse tagliate a fettine sottili immerse nel succo di 1 limone, 6 cucchiai di sciroppo d’agave, 3 cucchiai di farina di ceci, 3 cucchiai di farina di Kamut, 1 bicchieri di latte vegetale, 2-3 centimetri di radice di Armoracia grattugiata (se si vuole sentire il gusto pungente si possono aumentare le quantità), un pizzico di cannella.           
Impastare tutti gli ingredienti per la base formare un palla che poi stenderete in una teglia per crostate lasciandola sbordare. Formare una crema con l’agave, le due farine, il latte, lo zenzero grattugiato e la cannella.


Adagiare le fettine di mele sopra la base della crostata, versare sopra la crema fatta precedentemente e richiudere i bordi sopra il tutto. 


Infornare a 180° per 35-40 minuti, gli ultimi 10 minuti con il grill acceso. Questa è una versione vegana ma farine, dolcificanti e latte possono essere tranquillamente sostituiti con quelli tradizionali, come la farina di ceci con tre uova. 




Un rimedio per la tosse e il mal di gola facile da preparare in casa è lo sciroppo al rafano (Armoracia). Basta grattugiare due o tre radici e ricoprirle con del miele a scelta, ma se è di eucalipto meglio ancora, lasciare il tutto in infusione per 12 ore. 


Trascorso questo tempo filtrare con un colino a maglie strette, otterremo uno sciroppo molto aromatico e pungente. In caso di tosse e gola infiammata prenderne 1 cucchiaino tre volte al giorno lontano dai pasti, si si conserva in frigo o in un luogo fresco.





Radice umile, abbandonata,
Profuma di tradizioni,
Di vecchie cucine,
Di Medicina dei tempi passati.
Rievoca vecchie cascine,
Il calore delle famiglie numerose
Sapore intenso
 che avvolge la mente nei ricordi
e scalda il cuore nei freddi inverni
Rustica, piccante, graffiante radice
Energia della terra, del fuoco del sole concentrati
Intensa esplosione che si diffonde in tutto il corpo
Portando con se tutta la sua forza rigenerante.

Ricordiamo che:
Prima di intraprendere una cura a base di piante medicinali si deve sempre interpellare un medico specialista in materia e seguire le sue indicazioni
Tutte le piante officinali vanno usate con estrema competenza ed esperienza, con estrema cautela.
La raccolta delle erbe salutari è un’arte abbastanza difficile: è necessario saperle riconoscere e rispettare l’epoca in cui i principi attivi è più elevata. Èindispensabile scegliere bene i luoghi di raccolta, per evitare piante inquinate o avvelenate da scarichi o smog. È obbligatorio conoscere le regole di conservazione, essicazione, preparazione e assunzione.
Numerose piante possono risultare tossiche, se non addirittura velenose, se usate in maniera non appropriata, o sono controindicate a determinati soggetti o situazioni
L’autoterapia può essere pericolosa, consultare sempre un medico
Il nostro scopo è quello di fornire una base al passeggiatore curioso. Alla persona che vuole sapere quali sono le piante che incontra e sapere che molte hanno proprietà salutistiche. Per trovare la voglia di tornare alla natura e guardare con nuovi occhi quello che ci circonda cogliendone la magnificenza. Un passaggio che ci porta dentro la natura e dentro noi stessi.



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